“Un'opera collettiva, scritta a dodici mani, in maniera assembleare, anche con il regista Paolo Genovese”. Ovvio, dunque, che l'ultima fatica del trio Aldo, Giovanni e Giacomo sia al plurale: La banda dei Babbi Natale, dal 17 dicembre in sala distribuito da Medusa in 600-650 copie.
Vigilia di Natale, esterno notte: che ci fanno Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti su un cornicione vestiti da Babbi? Chissà, ma le apparenze non sono innocenti e i tre finiscono in questura. Interrogati dall'ispettore Angela Finocchiaro, a verbale mettono le loro vite più o meno incasinate: Aldo scommette “contro” la disoccupazione; il veterinario di dubbie fortune Giovanni è formato famiglia, ma al plurale; il medico Giacomo (soprav)vive nel ricordo della moglie scomparsa. Scocca la mezzanotte: verranno rilasciati o finiranno dietro le sbarre?
Dopo il “divorzio” da Luca Miniero, che in solitaria ha segnato il record di incassi con Benvenuti al Sud, Paolo Genovese si dice sorpreso: “Mi aspettavo degli anarchici, invece cazzeggiavano solo a fine scena, per il resto erano diligenti. Per me è stato come allenare la squadra per cui tifi sin da piccolo”. Ma non troppo: “Odio gli animali e cerco tutte le occasioni per torturarli”, ironizza Giovanni, certo che, di fronte alle scene di (finta) violenza contro gli animali “arriveranno le reazioni dei soliti sciocchi”, aggiungendo di “essermi ispirato a Il grande Lebowski per la slinguazzata sulla boccia, nonostante l'originale fosse una palla da bowling. E mi sarebbe piaciuta anche la tutina di John Turturro, ma si vedeva troppo”.
Special-guest del film sono Mina, con quattro brani inediti realizzati ad hoc (Mele Kalimaka, Walking the town, Il sogno di Giacomo e Silent night: “Leggenda vuole - spiega Gicoamo - che straveda per noi e, quando le abbiamo chiesto al figlio Massimiliano Pani il permesso di usare un suo pezzo, si è offerta di farne altri solo per noi” e Mara Maionchi, nel ruolo della suocera di Giovanni, per cui “stare seria si è rivelata la cosa più terrificante”.
Commedia delicata e sorridente, La banda dei Babbi Natale segna un approccio radicalmente diverso alla comicità natalizia, spesso triviale: “Non ci sono risate grasse, ma qualità”, sottolinea Aldo, mentre Giacomo aggiunge: “Facciamo lo stesso lavoro, ma altri fanno scelte diverse: a noi piace così, qui non si spoglia nessuna, almeno non davanti a noi”. Il segreto? “Non si preoccupano di piacere al pubblico, sono spontanei”, prosegue Genovese, mentre “la fan preistorica” Angela Finocchiaro evidenzia “l'onestà di questi “clown puri”, un humour difficile da ritrovare altrove: avevo timore di affrontare questa squadra perché porta il gioco all'iperbole”, Giorgio Colangeli, che interpreta il “futuro” suocero di Giovanni, “la loro comicità non riferita al televisivo” e Sara D'Amario, la fiamma di Giacomo, svela l'arcano: “Non ci spogliano perché ci fanno recitare”.
Ancora, Lucia Ocone, moglie di Giovanni, rivela l'unica pecca: “Mi hanno fatto togliere i tacchi”, mentre il filo dell'ironia continua con la moglie nella vita e per fiction di Aldo, Silvana Fallisi: “Vorrei spogliarmi, ma Aldo non vuole. Comunque, non recitavo, facevo me stessa” e Giovanni Esposito, nei panni del vice della Finocchiaro: “Mi hanno usato solo per il mio corpo, ma va bene così. Non c'è solo Belen”.
Nel cast anche Antonia Liskova, Cochi Ponzoni, Massimo Popolizio, Remo Remotti e Claudio Morganti, Aldo, Giovanni e Giacomo chiudono confessando il film migliore visto negli ultimi tempi - rispettivamente, X-Men, In un mondo migliore (“Andatelo a vedere!”) di Susanne Bier e Il profeta - e il proprio credo nell'Inter, la squadra del cuore: “I giocatori li abbiamo, torneremo - dice Giovanni - a essere grandi come eravamo solo 10 minuti fa. Benitez fa il giardiniere a casa mia, ma nel tempo libero continua ad allenare l'Inter. Siamo noi il triplete!”.