"La giustizia è un problema di tutta l'umanità: senza una dimensione metafisica, si riduce  a mera organizzazione della società, e non basta". Così il regista Krzysztof Zanussi, che firma Il sole nero, sua ultima prova in sala il 15 giugno in 30 copie distribuita da Mikado. Un "apologo tragico-morale", nelle parole del regista polacco, tratto dal dramma teatrale Agata di Rocco Familiari e interpretato da Valeria Golino e Lorenzo Balducci: "Valeria è un star, ma - dice Zanussi - soprattutto un'attrice competente, una persona deliziosa, con cui sono diventato amico e con cui spero di lavorare ancora in futuro". Per Balducci Il sole nero, interpretato anche da Kaspar Capaproni, Tony Bertorelli, Remo Girone, Mariella Lo Sardo, Victoria Zinny, "è la prima volta in cui recito con grandi nomi: ho imparato molto da Zanussi, un vero "professore", e da Valeria, con la quale ho sperimentato un'empatia straordinaria dentro e fuori dal set: l'autoironia ci ha permesso di far fronte insieme alla nudità in scena, di esorcizzare quello che per me era un grande problema". "Oggi l'amore estremo - prosegue Zanussi - è diventato un tema difficilissimo, l'amore è ridotto a banalità, passa tutto, invece l'amore è anche tragedia, come nel film ben dichiara il coro di donne in nero". Prodotto dalla neonata Edelweiss - "Facciamo cinema di qualità" dice il producer Igor Uboldi - e girato tra Catania, Siracusa e Papigno, con un budget di 3 milioni di euro, Il sole nero "parte da una divisione manichea tra bene e male per raccontare l'assolutizzazione dell'amore, oltre la morte" dice Zanussi. Se per Balducci l'incontro con il regista polacco gli ha aperto le porte del cinema internazionale, con i registi Saura e Techiné, diversa è la situazione in Italia: "Da noi c'è il timore di affiancare un esordiente a un grande nome, a differenza degli Stati Uniti, dove in tv e cinema si ha il coraggio della novità". "Non ho sfiducia nella giustizia italiana non essendo italiano - conclude Zanussi - ma di certo credo che in questo Paese l'impunibilità sia arrivata all'estremo: la carità illimitata legata al nichilismo è davvero pericolosa, liberandoci da qualsiasi pressione etico-morale".