“Penso che si filmi ciò che si ama, ed io amo il mondo misterioso e libero dei rom che sono il filo rosso dell'Europa”. Così Fanny Ardant al Festival Internazionale del Film di Roma per la presentazione, in prima mondiale, del suo cortometraggio Chimeres absentes dedicato ai rom. Dodici minuti che raccontano, con toni poetici e sognanti, la storia della piccola rom Sonietchka, che in una rigida scuola di Formello viene esclusa dalla mensa scolastica per indigenza. Le viene incontro solo Malvina (la Ardant), la maestra di musica la quale, infine, decide di abbandonare il proprio lavoro sicuro per andare ad insegnare in un campo Rom.
“Io preferisco chiamarli zingari piuttosto che rom, in questa definizione c'è qualcosa di bello e non di problematico”, ha dichiarato l'attrice francese qui sia regista che interprete, nell'incontro con il pubblico, con il direttore del Festival Piera Detassis e con Marco Sesti, direttore della sezione Extra.
“In tutto il continente c'è lo stesso problema di pregiudizi verso un popolo presente sul suo suolo da molti secoli, ma purtroppo la nostra società tende a renderci nervosi ed intolleranti. Il caso di alcuni professori che in Francia seguono i rom nei loro spostamenti mi ha ispirata per questo film. Un'opera che”, continua l'attrice, “non è un documentario ma un canto d'amore, una messa in scena dell'utopia”. Alla domanda su quale possa essere per lei la soluzione della questione rom, la Ardant risponde semplicemente che “non ho alternative al problema, parlo solo in nome dell'uomo; la cultura, e quindi anche il cinema, è l'unico strumento in grado di poter cambiare la faccia del mondo. La comunità rom, come qualsiasi altro tipo di comunità, può avere al suo interno il meglio e il peggio dell'essere umano. Rispetto al cliché dello zingaro sporco e ladro, preferisco quello romantico di una libertà assoluta”.