“Per me Slow Food è aria di casa”, dice il regista Stefano Sardo alla presentazione di Slow Food Story, documentario che racconta la nascita e la diffusione del movimento Slow Food attraverso la biografia del suo fondatore Carlo Petrini, detto Carlìn, e del gruppo di amici della provincia piemontese che lo accompagnò in questa avventura.
Partendo da Bra, piccolà città piemontese dove è nato il regista, nacque nel 1986 un'associazione internazionale senza scopo di lucro con l'obiettivo di promuovere il diritto a vivere il pasto innanzitutto come un piacere, un movimento che oggi ha quasi 85.000 soci in 130 paesi e che ha avuto un impatto straordinario nel mondo della gastronomia.
“Contro coloro, e sono i più, che confondono l'efficienza con la frenesia, proponiamo il vaccino di un'adeguata porzione di piaceri sensuali assicurati, da praticarsi in lento e prolungato godimento” diceva il Manifesto del movimento, pensato come risposta al dilagare del fast food e della frenesia della vita moderna, in difesa delle tradizioni agricole e enogastronomiche di ogni parte del mondo.
“Perché il cambiamento deve sempre avvenire rispettando il piacere”, spiega Carlo Petrini, che si è sempre battuto contro l'omologazione dei sapori e l'agricoltura massiva a favore della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare.
E poi prosegue: “In tanti anni abbiamo chiesto alla nostra terra sempre di più e tra poco tempo non avremo neanche più l'acqua. Io mi auspico un ritorno alla terra. Perchè l'Italia è un paese fondato sull'agricoltura e sui beni culturali e noi continuiamo a trattarli come ministeri di serie b”. E a proposito della cultura il produttore del film Nicola Giuliano aggiunge: “Anche  nel mercato cinematografico il valore dei film viene spesso dimenticato nella fretta del consumo. Slow Food Story andrà in onda sul canale Doc 3, gli altri canali televisivi per problemi di auditel e share non l'hanno voluto”. “Vogliono ridurre i documentari a 30 minuti, cambieranno anche loro, slow”, dice Carlìn, che racconta come negli anni '90 cercò di portare il cibo alla stessa importanza della moda e che la prossima settimana firmerà un accordo con il direttore della Fao a favore di una nuova agricoltura nel rispetto della piccola agricoltura.
“La nostra fortuna è che il nostro cibo ha un valore storico”, prosegue Carlìn per poi affermare che “sarà necessario tornare alle buone pratiche, al biologico” e che “con il locale, con la biodiversità si può praticare un ritorno a un rapporto sano con la natura”. Perchè: “Da anni si fanno guerre tra tribù per conquistare la terra e dominare il ventre delle persone. E oggi domina la proprietà privata, l'80% delle sementi è delle multinazionali, quando il restante 20% ci verrà a macare diventeremo tutti operai a cottimo”. Infine il fondatore della rivoluzione slow che dura da venticinque anni e non si ferma conclude: “La formazione del gusto ci è data dalle nostre nonne che hanno avuto l'amorevolezza di farti mangiare anche le cose che non ci piacciono, come le pellicine del pomodoro!”.
Il film uscirà nelle nostre sale il 30 maggio distribuito da Tucker Film in collaborazione con Indigo Film.