“Non siamo noi a scegliere le nostre ossessioni, sono loro a scegliere noi”. Citando John Irving, il regista venezuelano Lorenzo Vigas presenta in Italia la sua opera prima Desde allá (letteralmente, “Da lontano”), che uscirà nelle nostre sale il 21 gennaio in circa 50 copie, distribuita da Cinema di Valerio De Paolis, con il titolo Ti guardo: primo titolo sudamericano a vincere il Leone d’Oro al Festival di Venezia (dove bisogna tornare al 2003 per trovare il precedente esordio premiato con il massimo riconoscimento, Il ritorno del russo Andrej Zvjagincev), il film è ambientato nel quartiere Candelaria di Caracas, e segue da vicino le giornate di Armando (Alfredo Castro, l’attore feticcio di Pablo Larraín), un uomo che non sa amare, che paga i ragazzi per guardarli (senza toccarli, né farsi toccare). Un giorno si imbatte in Elder (l’esordiente Luis Silva) e tra i due si instaura un legame ambiguo, che sfugge alle definizioni: due mondi opposti ma uniti da uno stesso tormento, si incontrano in uno strano legame padre-figlio, in un amore proibito, ma che nasconde un segreto.

Il regista Lorenzo Vigas - Foto Pietro Coccia

Basato su un racconto di Guillermo Arriaga e dello stesso Lorenzo Vigas, il film è prodotto, tra gli altri, dai messicani Michel Franco (anche regista) e Gabriel Ripstein (figlio del regista Arturo), il direttore della fotografia è Sergio Armstrong (sodale di Larraín), il montaggio della brasiliana Isabela Monteiro de Castro: un dream-team della cinematografia sudamericana per concepire un’opera prima capace di trionfare in un Festival internazionale come quello di Venezia.

“Credo molto nel lavoro di squadra e sono convinto anche che quando hai una sceneggiatura molto forte sia più facile riuscire a coinvolgere personalità importanti come quella di Alfredo Castro, primo attore a cui ho pensato per il ruolo di Armando, determinante poi quando si è trattato di offrire spunti e nuove idee per lo sviluppo dello stesso”, racconta Lorenzo Vigas, che aggiunge: “Siamo già al lavoro sulla mia opera seconda, con lo stesso team produttivo e la stessa troupe, e sarà la terza parte di una trilogia iniziata con il cortometraggio Los Elefantes Nunca Olvidan (visibile su YouTube) e proseguita con Desde allá. Il film si intitolerà The Box e, ancora una volta, il motore della storia è quello dell’assenza paterna. Questa è la mia ossessione, non lo nascondo, anche se non deriva da esperienze autobiografiche: mio padre, pur essendo stato tra i più grandi pittori del Sudamerica (Oswaldo Vigas, ndr), non mi ha mai fatto sentire la sua mancanza, abbiamo avuto un rapporto di affetto vero. È pur vero però, che in Venezuela la stragrande maggioranza degli uomini fa i figli e poi se ne va: è una società decisamente matriarcale”.

L'Italia è il primo paese nel mondo dove Ti guardo raggiunge le sale, mentre sarà nei cinema venezuelani ad aprile: "E credo scatenerà molte polemiche, vista la forte componente omofoba presente nella società. Ma ogni opera d'arte secondo me dovrebbe suscitare polemiche, creare un dibattito. Il mio paese soffre una gravissima crisi di comunicazione, tra il governo e il paese, e tra le stesse classi sociali", dice ancora il regista, che non nasconde riferimenti pasoliniani per quello "che riguarda la tematica del film. Anche se da un punto di vista di forma-cinema credo il riferimento più calzante sia stato Robert Bresson: soprattutto per quello che riguarda la struttura temporale, il non detto, la mancanza di sentimentalismo".