100 anni fa nasceva Robert Rossen, il regista di Tutti gli uomini del re e de Lo spaccone, film che consacrò definitivamente il mito di Paul Newman, recentemente scomparso. Il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il Festival "I mille occhi" di Trieste rendono omaggio al cineasta presentando al Cinema Massimo dal 1 all'8 ottobre 2008 la retrospettiva "Romanzo americano. Omaggio a Robert Rossen", un ampio tributo al regista e sceneggiatore nato a New York nel 1908. Rossen, arrivato ad Hollywood in qualità di sceneggiatore per registi come Le Roy, Walsh e Milestone, esordisce dietro la macchina da presa nel '46 con il poliziesco A sangue freddo. Più interessante il film successivo Body and Soul, sul mondo del pugilato, primo esempio di quel realismo sociale che gli procurerà molti problemi durante il maccartismo. La sua appartenenza al partito comunista (dal quale si era staccato nel '45) è la ragione della sua difficile vita produttiva. Nonostante i tre Oscar vinti con Tutti gli uomini del re, in cui si denunciano le malefatte dei politici in un contesto di sorprendente melodramma, è costretto all'esilio. In Italia dirige nel 1954 Mambo con Silvana Mangano e Vittorio Gassman e il film epico Alessandro il grande (1956). I film migliori arrivano alla fine della carriera, bruscamente interrotta dalla morte prematura. Caratterizzata dalla continua ricerca di nuovi modelli espressivi, pur restando all'interno dei generi classici da cui attinge lo schema. Lo spaccone (1961) e Lilith (1964) si ispirano, infatti, rispettivamente al noir degli anni Quaranta e al melodramma cupo e misterioso, ma impreziositi da una ricerca formale profonda e innovativa, grazie anche ad una fotografia più enigmatica e tesa. La retrospettiva torinese prevede la proiezione di tutti i film diretti da Rossen, oltre che la proiezione dei due remake tratti da Tutti gli uomini del re.