Lo avevamo già visto con Tropic Thunder, dove la sua metamorfosi sfiorava la deturpazione e toccava il sublime. Lo rivediamo ora con Rock of Ages, in cui sfoggia chioma leonina e bandana, tattoo e orribili pellicciotti, e sbiascica parole come Axl Rose, di cui il suo Stacee Jaxx è anche nominalmente assonante. Tom Cruise è la versione trash di una rockstar anni Ottanta e il vero mattatore di Rock of Ages: "Trovo fantastico - sottolinea Adam Shankman, regista dell'operazione (dal 20 giungo in Italia con Warner Bros., ndr) - il modo in cui Tom sia riuscito a evocare parecchi mostri sacri del rock anni '80 senza rifarne nessuno: il suo Stacee Jaxx è un personaggio unico, originale. E, nello stesso tempo, un concentrato di tutte le stelle di quel periodo".
Tratto da un musical dal successo planetario, Rock of Ages racconta da una parte il salvataggio di un locale consacrato alla controcultura rock (proprio come il Burlesque Lounge veniva difeso dagli assalti capitalistici in Burlesque), gestito da un manager fricchettone (Alec Baldwin) e dal suo assistente sboccato (l'esilarante Russell Brand), e osteggiato dai moralisti della città (tra tutti Catherine Zeta-Jones che, memore di Chicago, canta e balla sulle note di Hit Me With Your Best Shot); dall'altra, la love story tra classica la ragazza di provincia e il ragazzo di città, che si incontrano a Hollywood mentre cercano di realizzare i loro sogni. Un plot vecchio come il cucco, della serie boy meets girl, tipico dei vecchi musical RKO e ripreso poi un'infinità di volte (da Flashdance fino al già citato Burlesque). Ma Rock of Ages guarda al passato più recente: "Sono cresciuto con Mtv e con la musica dei Bon Jovi e dei Guns'n Roses che allora andava di moda - ricorda Shankman - e il film, nonostante abbia tanta energia e voglia divertire, ha questo retrogusto nostalgico". Di nostalgia parla anche Paul Giamatti, che nel film interpreta l'avido manager di Cruise, e negli anni '80 era ancora un liceale: "Mi piaceva quella roba, anche se non ero un ragazzo scapestrato, dark. Piuttosto lo sono diventato adesso, dark". E sul suo personaggio, ennesimo ruolo sgradevole in una nutrita galleria di miserabili, Giamatti confessa di avere conosciuto "manager cinematografici altrettanto odiosi, anche se non mi sono ispirato a nessuno di loro in particolare". Con Shankman il feeling è stato perfetto: "Ci ha lasciato parecchia libertà, ci ha detto solo: scatenatevi!". Non gli succede sempre: "Ci sono registi con cui si può parlare e altri con cui si deve star zitti. Un esempio? Cronenberg: sa già cosa fare, in ogni momento. Tu devi solo farti dirigere".
Interessante il pedigree dei due giovani protagonisti: Julianne Hough ha vinto due volte “Dancing with the Stars” della ABC; Diego Boneta invece ha iniziato la sua carriera a 12 anni, partecipando al programma messicano “Codigo Fama”, un reality sui giovanissimi cantanti. Per dire della forte ascendenza dei talent-show tv nei neo-musical hollywoodiani. La Hough, giovanissima e grintosa, ricorda il momento in cui si è ritrovata per la prima volta davanti Cruise, a torso nudo, e una scimmia sulle spalle: "Stavo per svenire realmente". Nel cast non manca la vera stella della musica: è Mary J. Blige, la signora da 50 milioni di dischi venduti. In Rock of Ages interpreta la tenutaria di uno strip-tease: "Il mio cameo è un omaggio a chi mi ha aiutata a diventare chi sono". La regina del R&B non vede differenze con il mondo del rock: "Anche da noi ci sono star narcisiste e problemi di sesso e droga. Non c'è nulla di romantico in tutto questo". Inevitabile la memoria scivola sulla povera Whitney Houston: "Aveva una tale passione in quello che faceva, un modo di cantare così intenso. Non ci posso ancora credere". E a proposito, Mary J. Blige si confronterà presto con un altro nume tutelare della musica, sempre sul grande schermo: sarà Nina Simone nel biopic dedicato alla grande cantante di colore.