"C'è molto di me nel papà Silvio Orlando. La vita mi ha risparmiato un evento tragico come quello del film, ma sono tre volte papà, anche di una figlia che ho seguito con premurosità, affetto e creatività nella sua adolescenza, età in cui tutti proviamo difficoltà nel relazionarci al mondo esterno". Così il regista Pupi Avati presenta Il papà di Giovanna, secondo film italiano in corsa per il Leone d'Oro e in uscita il 12 settembre in 250 copie distribuito da Medusa. Accolto da un breve applauso e qualche dissenso dopo la prima proiezione per i giornalisti, nella successiva conferenza stampa Avati e il cast, ovvero Silvio Orlando, Alba Rohrwacher, Ezio Greggio, Francesca Neri, Manuela Morabito e Valeria Bilello, sono stati accolti da un lungo applauso.
Al centro del film, il rapporto tra un padre, il professore Michele Casali (Orlando), e una figlia (Rohrwacher) con gravi problemi mentali, sullo sfondo della Bologna anni '40. "Ho riversato prima nel libro omonimo che ho scritto e poi sullo schermo - dice Avati - tutto quello che nel bene o nel male so della figura paterna: non si tratta di un film autobiografico, ma è sicuramente molto legato alla mia esperienza".
"Nonostante l'apparente complessità, è stato uno die ruoli più semplici della mia carriera - dice Silvio Orlando - perché nasce da un copione, quello che Pupi ha tratto dal suo romanzo, solido, in cui c'era già tutto il futuro del film. Una storia che ti prende al cuore, a differenza di tanto cinema italiano che raffredda i sentimenti, perché li considera volgari. Viceversa, in questo film non esiste alcuna reticenza emotiva".
"Sul set  - prosegue Orlando - si è creata un'alchimia fuori dal comune: era come andare a lavorare alla Magneti Marelli, con il apdrone, ovvero Pupi, che arrivava al mattino prima di te e divideva la stessa tavola". Orlando rivolge poi complimenti sinceri ad Alba Rohrwacher, che emozionata e intimidita in conferenza stampa dice: "Sono stata fortunata perché sul set ero totalmente protetta: Pupi sapeva esattamente quello che Giovanna doveva essere, e mi limitava quando rischiavo di essere troppo nel personaggio". Esordio in un ruolo drammatico, nei panni di un aitante ispettore di polizia amico di Michele, per Ezio Greggio: "Un onore essere stato chiamato da Pupi: ho smesso i miei soliti abiti, sono arrivato sul set in punta di piedi, mettendomi in ascolto di questo straordinario direttore d'orchestra e degli altri attori. Per Pupi sarò sempre disponibile, qualunque sia il soggetto". Greggio, poi, ribadisce il suo forte legame alla commedia: "Due anni fa ero venuto alla Mostra del Cinema per consegnare personalmente un tapiro al direttore Mueller, accusando Venezia di non dare spazio a questo genere. Oggi sono molto felice di sapere che il festival si è aperto con il divertente film dei fratelli Coen, la considero quasi una vittoria personale".
Nel ruolo della madre di Giovanna, Francesca Neri dice di "non essere arrivata a giustificare questa mamma terribile, ma a considerarla con tenerezza, proprio grazie ad Avati: non si possono giudicare dall'esterno le dinamiche familiari, bisogna viverle".
Chiusura con Pupi Avati, che definendo "affettivamente immaturi i miei quasi 70 anni", rivela anche il suo approccio esistenziale e quindi artistico all'universo femminile: "La mia generazione vedeva le donne come esseri misteriosi, prima sempre in campo lungo e poi improvvisamente mogli, senza il necessario percorso di avvicinamento. Sono cresciuto con una sorta di diffidenza per le donne: anche oggi non saprei mai esservi amico, è un mio limite culturale".