"Mi ero ripromessa di non affrontare l'argomento, ma provo vergogna per l'assenza di Bondi al Festival e per l'ennesima figura terribile che il nostro paese fa all'estero grazie al comportamento di questo governo". Così Sabina Guzzanti risponde all'inevitabile, prima domanda, rivoltale stamane sulla Croisette dalla stampa italiana in merito all'annunciato forfait del ministro dei Beni e le Attività Culturali, nel giorno del passaggio del suo Draquila - L'Italia che trema, Evento Speciale alla 63. edizione del Festival di Cannes. Definito a caldo dalla stampa internazionale, subito dopo la proiezione che ha visto molti giornalisti rimanere fuori dalla sala, "film necessario, utile e doloroso", Sabina Guzzanti spiega quanto il paragone avanzato qualche giorno fa dal quotidiano "Le Monde" ("l'assenza del ministro Bondi a Cannes ricorda le reazioni di Andreotti di fronte ad Ossessione di Visconti) non sia affatto campato in aria: "Andreotti diceva che il neorealismo contribuiva ad infangare l'immagine del nostro paese all'estero, quando in realtà accadeva esattamente il contrario". E non nasconde di aver sperato, almeno per un attimo, che tutto il polverone venutosi a creare intorno al film avesse potuto arrecare pubblicità gratuita al suo lavoro: "All'inizio ci ho pensato, ma poi ho capito che la loro strategia era molto chiara, provando ad impedire in questo modo a tutti i loro elettori di vedere un film che potesse far sorgere qualche dubbio, o domanda. In questo modo, definendo chiunque in disaccordo con loro come un estremista, un violento, riescono a diffamarti presso la popolazione meno attenta: la tattica, dunque, non è quella di censurare chi la pensa diversamente da loro, ma quelli che la pensano come loro, allontanandoli sempre più da chi la pensa in maniera differente".
Incentrato sull'affaire aquilano post terremoto, il doc della Guzzanti stigmatizza l'opera "di ricostruzione" portata avanti dal governo ("favorito in questo da un'opposizione inesistente", presente emblematicamente a L'Aquila per mesi con un tendone sempre chiuso e vuoto) e dalla Protezione Civile, nella persona di Guido Bertolaso: "Ho iniziato le ricerche a maggio dell'anno scorso, mentre a luglio ho cominciato a fare qualche domanda alla gente del posto. Non avevo ancora prove concrete, ma è stato chiaro sin da subito che nel meccanismo di veicolazione di denaro pubblico ci fosse qualcosa di anomalo, di perverso, che finiva per sovvertire la costituzione senza passare attraverso i metodi previsti per modificarla". Dopo aver rinunciato dopo molti tentativi ad intervistare Bertolaso ("eppure ogni volta, dopo avermi anche invitato a fare un tour nelle zone italiane con situazione d'emergenza, mi prometteva che l'intervista l'avremmo fatta"), Sabina Guzzanti non trova affatto strano che sia ancora al suo posto, anche all'indomani delle varie inchieste a suo carico: "Bertolaso è stato assurto a simbolo di questo governo, se si dovesse dimettere ammettendo qualche colpa il danno d'immagine sarebbe troppo grande per l'esecutivo".
Accolto tiepidamente in sala il primo weekend di programmazione (uscito in Italia il 7 maggio, 263.000 euro incassati), Draquila inquadra secondo la Guzzanti "una porzione di realtà che rappresenta un po' tutto il paese, con una popolazione plagiata, priva di qualsiasi strumento, dal bassissimo livello di istruzione alla completa assenza di informazione, per controbattere il bombardamento propagandistico: in tal senso, credo che la scena mostrata nel documentario, con Berlusconi che chiede consensi anche ad alcuni bambini dell'asilo, parli purtroppo da sola. Forse ormai ci siamo abituati a tutto questo, ma io non voglio farlo, mi rifiuto". 
In attesa del passaggio ufficiale del film (stasera alle 20), Sabina Guzzanti  ricorda come già Viva Zapatero! avesse ottenuto ottima eco e critiche positive in Francia, altra nazione "dove in molti cominciano ad essere preoccupati di essere sulla nostra strada: il deterioramento della democrazia è un argomento che per forza di cose interessa tutte le popolazioni delle varie democrazie occidentali". In pericolo anche e soprattutto dal punto di vista dell'imbarbarimento culturale: "Nel nostro paese la crisi culturale è addirittura preesistente rispetto all'eccesso di questa deriva autoritaria - conclude la Guzzanti - e non a caso la cultura è uno dei bersagli principali contro cui si scaglia questo governo. E' davvero emblematico, credo, il fatto che se la prendano così tanto con un qualcosa che già di per sé è drammaticamente agonizzante".