Ha lanciato ufficialmente lo scorso 28 luglio la “Convocatoria”, il Bando (inscripciones@mexicofff.com.mx) per partecipare nel 2017 alla sua econda edizione, dopo che quella di quest’anno, ad aprile, ha avuto lo sperato successo, il MFFF (México Fashion Film Festival, http://www.mexicofff.com.mx). Occasione ghiotta, che proseguirà per la Repubblica messicana fino al prossimo 25 di agosto, la “Gira Nacional”, tour nazionale delle opere che hanno vinto o si sono segnalate per la loro qualità al Festival (per vederle: https://vimeo.com/mexicofff).

A partire da Ciudad de México, l’iniziativa toccherà le città di Guadalajara (Stato omonimo, 4 agosto), Monterrey (Stato di Nuevo Leon, l’11), Torreón (Stato di Coahuila, il 18). Per chiudere il cerchio si tornerà nella capitale messicana, con l’ospitalità di Cinépolis (catena di cinema che con Cinemex la fa da padrone su territorio nazionale), che accompagnerà l’evento in tutte le sue tappe, consegnando le proiezioni alla Sala de Arte di ogni sede.

In particolare, quella di Guadalajara suggellerà la collaborazione tra la Direttrice del Festival Luisa Sáenz (famosa modella messicana) e la rivista HAUNTED, sotto la cui egida sarà presentato l’appuntamento del 4 agosto. Questo dopo che la stessa direttrice aveva partecipato di persona, oltre che alle foto de El libro de Modelos (sul dialogo tra moda e cinema messicani), all’inaugurazione della sua mostra lo scorso 24 giugno.

“El Libro de Modelos mi è sembrata una grande iniziativa, e un rinfrescante riconoscimento”, ci ha detto la Sáenz raggiunta nel suo girovagare per il México. “È un libro di grande qualità, grazie al quale è possibile parlare profondamente di tutta una generazione, presentare un’intera epoca. È stato molto commovente e arricchente poter condividere con altri che come me credono nella creatività messicana un momento come questo”.

Tra i Fashion Film che si potranno vedere, da segnalare: Movement 1 di Kevin Speight, con Adriana Marroquín, Irene Repeto, Roberto Hoyas; Mario di Adolfo Gurrola con Raúl Pozos, Martín Tadeo, Fernanda Blaz; The Last Goodbye di Alexandra de la Mora, con Iliana Fox: uniscono a una bellezza estetica una qualità cinematografica che si avvale di attori professionisti e riconosciuti nel panorama delle Americhe; Peyote Dreams, nato dalla volontà dello stilista Ricardo Seco, alla regia Luis Barreto e Amber Moelter: un intimo e mistico sguardo documentaristico sulla realtà dei Huicholes, popolazione che caratterizza, con il suo artigianato dai colori e dai materiali inconfondibili, e con la sua arte sciamanica capace di domare il peyote, la Riviera Nayarit e l’area della Sierra Madre Occidentale; Lucca Luc di Rebecca Noel e La Dama Muerta di Iván Aguirre (che sarà presentato il 4): in particolare quest’ultimo valorizzato da uno sguardo mai banale, e da una passione per il cinema visionario, mixando scene che sembrano provenire direttamente da un quadro di Frida Khalo a quelle che sposano  l’onirico di Man Ray e di Luis Buñuel. Nota di rilievo ulteriore degli ultimi due la modella Andrea Carrazco, già citata protagonista di MYTH, che sembra avere un promettente futuro da attrice, se proseguirà su questo cammino… Ma lo potremo scoprire prossimamente nell’intervista che ci ha concesso da New York.

Ma come ha avuto inizio il MFFF? Continua a raccontarcelo Luisa Sáenz.

Tutto parte nel 2012, quando stavo lavorando per la prima edizione dell’ASVOFF (A SHADED VIEW ON FASHION FILM), svoltosi nel 2014, riscuotendo un grande successo. È da lì che nasce l’idea di creare una piattaforma completamente messicana per dare voce agli artisti della nostra Repubblica.

Come stanno rispondendo finora pubblico e addetti ai lavori?

Molto positivamente, abbiamo una grande quantità di opere che arrivano, e il profondo interesse per conoscere meglio cosa sia un Fashion Film da parte del pubblico, che non si risparmia e partecipa anche alle differenti attività che organizziamo: conferenze e performance legate alla cultura, il cinema, l’arte, la danza, l’industria creativa.

Chi sono i protagonisti del festival?

Il protagonista assoluto è il pubblico, come tutti gli artisti e gli esperti invitati, i festival alleati in giro per il mondo, e prima di tutto ognuno dei cortometraggi che presentiamo. Arrivano talenti dal background più diverso: dai giovani con pochissima esperienza a talenti consolidati. Il loro futuro dipende davvero da ognuno di loro. Noi siamo lì come una piattaforma con l’obiettivo di mostrare il loro talento e condividerlo attraverso le nostre alleanze tanto nei differenti Stati della Repubblica quanto nelle città per il mondo, come Berlino, Capetown, Copenhagen e New York (tra i giurati di quest’anno infatti  Frank Funke e Nicoló Montanari, tra i cofondatori del Berlin Fashion Film Festival; da ricordare anche che le opere di maggior rilievo potranno circuitare nelle altre fashion kermesse, ndr).

Quanto la moda aiuta il cinema messicano e quanto il cinema la moda?

Credo che sia uno scambio reciproco, sono due discipline che unite diventano più forti. Per un attore nella creazione del personaggio provare i suoi abiti di scena è imprescindibile, gli parla di chi sarà nel film, il suo stile di vita, la sua realtà. Per la moda avere un Fashion film è un grande alleato, si può esprimere meglio il DNA di un brand, renderlo virale, e parlare da uno spazio più intimo grazie al linguaggio cinematografico.

Unire due parole come cinema e fashion potrebbe far urlare allo scandalo ai puristi del cinema, anche se basterebbe pensare a Tom Ford e al suo A Single Man per cambiare forse idea…

Capisco la profanazione di cui parli, però tornando al cinema in quanto tale, quanta arte vi troviamo? Cosa mi dici di registi come Antonioni, Buñuel, Fellini, Godard o Visconti, per i quali era imprescindibile lavorare con grandi costumisti? Secondo me l’arte si fa visibile quando l’artista, il regista, il creativo incontrano un momento di ispirazione e hanno le abilità e gli strumenti necessari per scegliere un’equipe di lavoro capace di emanare quello che stanno cercando. Nel MFFF possiamo trovare quest’arte e qualità, mi ha molto sorpreso il talento di chi ha partecipato. Ci sono molte opere che racchiudono la forza sufficiente per lasciare un segno nello spettatore.