Catto-fantasy. Fiaba teologica. Racconto dottrinale. Queste alcune delle più originali definizioni con cui la critica ha accolto l'atteso Le cronache di Narnia - Il Leone, la strega e l'armadio, che da oggi invade le sale italiane con ben 600 copie. Il dibattito sollevato affonda le radici nei dichiarati riferimenti religiosi della saga letteraria di C.S. Lewis a cui il fantasy Disney è ispirato. Alle spalle il secondo dei sette racconti che compongono il monumentale Le cronache di Narnia, l'adattamento del regista di Shrek e Shrek 2 ne riprende ed esalta visivamente messaggio e simbologie religiose. Un primo indizio, sottolineano i dietrologi, risiede già nel nome del realizzatore: Andrew "Adamson", letteralmente figlio di Adamo. Soltanto un caso, ovviamente, che fa però sorridere, alla luce dell'impostazione e dei contenuti del film.
Nella prima parte il regista si giostra abilmente gli elementi a disposizione, puntando su un registro accattivante anche per il pubblico adulto. Complici le immaginifiche scenografie rese possibili dagli effetti speciali, dipinge Narnia come un regno fantastico popolato da fauni, mostri e scoiattoli parlanti. E' qui che casualmente approdano i piccoli protagonisti: quattro fratelli che, spediti in campagna per fuggire ai bombardamenti su Londra durante la Seconda Guerra Mondiale, trovano ad attenderli dentro l'armadio del titolo una galassia fantastica, dominata dai ghiacci e dalla discordia. Astuta al limite del retorico, la loro caratterizzazione riassume lo spettro dei vizi e delle virtù umane: c'è il condottiero, responsabile ma troppo pragmatico, il delatore, che vende i fratelli per una scatola di dolciumi, e poi la più piccola e incosciente Lucy, costretta come ogni pioniera a combattere contro lo scetticismo. E' a lei, l'ammiccante Georgie Henley, che insieme al Signor e alla Signora Castoro, che la prima parte deve gran parte del suo dinamismo. Il tono del film cambia poi bruscamente dopo la prima mezz'ora. Ironia e leggerezza lasciano il passo a messaggi rassicuranti e riletture religiose, in grado di spiazzare lo spettatore più impreparato.
La svolta coincide con il rapimento di uno dei fratelli da parte della Strega Bianca, la malvagia sovrana che ha usurpato il trono di Narnia, condannandola a un inverno perenne. Bravissima e glaciale nel pallore e nello sguardo, Tilda Swinton non basta però a frenare la parabola discendente del film. Mantenendo una stretta aderenza al testo letterario, la vicenda ne riprende da questo punto allegorie e messaggio religioso in forma sempre più ridondante. "Quando due figli di Adamo e due figlie di Eva giungeranno a Narnia, finalmente tornerà la pace", aveva profetizzato il Re Aslan dall'esilio. Si comincia così a delineare la contrapposizione manichea tra il Bene e il Male. Una lotta senza esclusione di colpi, legittima implicitamente il Cristo dalle sembianze leonine, per cui combattere senza paura. Il sovrano giusto incita alla battaglia, risorge dopo essersi immolato per la sua gente, restituisce la vita col respiro, parla d'amore, esalta il "vero significato del sacrificio". I quattro fratelli vengono quindi armati. Al più grande, non a caso Peter, il compito di edificare un regno di fratellanza, amore, perdono. Perché la nostra terra, gli dice, "è governata da una ben più grande magia, che distingue il Bene dal Male e determina il nostro destino".
L'ultima parte del film è infine dominata dallo scontro tra le forze di Aslan e quelle della Strega Bianca. Un confronto che Adamson vorrebbe epocale e per cui attinge a piene mani all'immaginario cinematografico. L'ambizione più evidente è Il Signore degli Anelli, il risultato una battaglia (in scala) che riecheggia il bestiario del primo Guerre Stellari, con qualche concessione persino a Harry Potter. Successo al box-office Usa e inesauribilità della saga ispiratrice lasciano ragionevolmente supporre l'avvio di un ciclo. Difficile però immaginare che, a differenza di maghetti e omologhi tolkeniani, il film possa contare sull'identificazione dei più piccoli o una comunità di fan e lettori forte e radicata.