"E' la prima volta che accetto di girare un film non scritto da me, ero molto impaurito dopo aver letto la sceneggiatura di Petraglia e ancora di più dopo aver letto il libro di Melania Mazzucco: la violenza del romanzo, in alcuni punti, va ben oltre quello che poi abbiamo portato sullo schermo". Così Ferzan Ozpetek, accolto calorosamente insieme al cast in conferenza stampa, racconta la genesi di Un giorno perfetto, primo film italiano in Concorso al Lido, prodotto da Fandango in collaborazione con Rai Cinema, nelle sale dal 5 settembre in 400 copie per 01 distribution.
"L'attrazione per questa storia, nata da un fatto di cronaca, mi ha al tempo stesso costretto a lasciarmi andare durante la lavorazione del film - dice ancora il regista italo-turco - e rielaborare insieme a Petraglia alcuni aspetti della sceneggiatura: dagli ambienti alla reinvenzione di alcuni personaggi, mantenendo comunque costante quell'indelebile senso di violenza, passione e tragedia nell'intero corso del racconto". Che rimane circoscritto nell'arco delle ultime 24 ore dei protagonisti della vicenda: il poliziotto della scorta di un onorevole (Valerio Binasco), Antonio (Mastandrea) cerca invano di convincere Emma (Isabella Ferrari) a tornare da lui dopo la separazione. Prima tenta di stuprarla, poi si riprende i due bambini e li porta a casa sua... Sullo sfondo, il figlio dell'onorevole (Federico Costantini) prova a "liberare" la giovane compagna del padre (Nicole Grimaudo) dalla gabbia dorata nella quale si è andata a rinchiudere...
"Ho fatto questo film perché nessun altro attore ha accettato la parte - rivela scherzosamente Valerio Mastandrea - e ho provato ad estraniarmi dal contesto per non rischiare di essere risucchiato, in maniera cosciente, dalla natura del personaggio. Non credo l'avrei mai interpretato se avessi avuto dei figli, non ce l'avrei fatta: durante le riprese Ferzan tentava di convincermi a non giudicare quest'uomo, ma non potevo farne a meno. Alla fine, però, rivedendo il film ho capito come pur affrontando il percorso su binari paralleli, insieme al regista siamo arrivati alla stessa conclusione: stavamo parlando della razza umana, la cosa più affascinante e terribile che si possa raccontare".
Caratterizzazione inconsueta per l'attore romano, chiamato ad impersonare un uomo violento, accecato talmente dalla passione e dalla gelosia tanto da arrivare quasi a violentare l'ex moglie: "C'è sempre del pudore nel percorso individuale di un'attrice nel cercare di interpretare situazioni al limite come questa", dice Isabella Ferrari. Che racconta poi quanto forte fosse il desiderio di essere scelta per il ruolo di Emma: "Ero innamorata del romanzo, speravo se ne facesse un film. Quando ho saputo che si era aperto il cast ho fatto una cosa che non mi era mai capitata prima: ho mandato un sms a Ferzan Ozpetek. Che ovviamente non mi ha risposto...". Esplorazione dell'universo femminile ancora una volta elemento importante nel cinema del regista, che richiama a sé Stefania Sandrelli (nel ruolo della madre di Emma) e crea quasi dal nulla il personaggio di Mara (Monica Guerritore), professoressa di Valentina, figlia della Ferrari nel film: "Una delle scene a cui sono più affezionato è proprio la camminata notturna in via Giulia, a Roma, di Isabella e Monica - dice Ozpetek -. Abbiamo tolto alcune battute al personaggio della Guerritore perché volevo fossero semplicemente i suoi occhi a parlare". E l'attrice, tornata al cinema dopo 10 anni, presente a Venezia anche per Il seme della discordia di Pappi Corsicato, racconta che il personaggio di Mara "capisce il disagio di Emma, diventando uno specchio in cui i suoi sentimenti si riverberano".