"Ho visto Gesù! Ho visto Gesù!". Con queste parole Pier Paolo Pasolini avvertì al telefono Ninetto Davoli di aver trovato il protagonista perfetto per il suo film. Aveva appena incontrato per la prima volta Enrique Irazoqui, allora un semplice studente spagnolo che bussava alla porta del grande intellettuale e regista, ed era in procinto di girare Il vangelo secondo Matteo.
Enrique Irazoqui ha raccontato alcuni aneddoti legati alla realizzazione del film: "Pasolini non voleva mai giocare a scacchi con me, perché aveva paura di perdere. Una volta i contadini che interpretavano metà degli apostoli (l'altra metà era incarnata da intellettuali amici del regista, ndr) decisero di scioperare, chiedendomi di appoggiarli in questa loro protesta. Il motivo era che secondo loro Pasolini trattava molto male sua madre. Ma la vera ragione era che il regista, desiderando suscitare un'espressione di dolore nella madre, che interpretava la Madonna nelle scene della passione di Cristo, le ricordava la morte del figlio Guido, ucciso in una faida tra partigiani di diverse fazioni nel 1944. Per questo non li appoggiai".
"Non ho però mai visto il film - ha confessato Irazoqui - Non sopporto di vedermi sullo schermo".
Il lungometraggio, recentemente definito dall'Osservatore Romano "il più importante film mai realizzato sulla figura di Gesù", è stato ieri pomeriggio l'oggetto di discussione del convegno internazionale "50 anni fa Il vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini", di cui proprio Enrique Irazoqui è stato l'ospite d'onore. Il convegno è stato organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, SIGNIS, Lucana Film Commission, dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dalla città di Matera candidata come Capitale europea della cultura 2019, ed è stato ospitato presso lo spazio gestito dall'Ente dello Spettacolo nella Sala Tropicana 1 dell'Hotel Excelsior del Lido di Venezia. All'evento hanno partecipato Alberto Barbera (Direttore della 71esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia), don Ivan Maffeis (Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo), Tommaso Subini (Università degli Studi di Milano), Michèle Debidour (Delegato dell'organizzazione internazionale SIGNIS), Emiliano Morreale (Conservatore della Cineteca Nazionale - Centro Sperimentale di Cinematografia), Davide Milano dell'Arcidiocesi di Milano, Paride Leporace (Direttore della Lucana Film Commission), il regista Mimmo Calopresti e Mons. Dario E. Viganò (Direttore del Centro Televisivo Vaticano - CTV).
Il convegno ha approfondito il contesto storico e culturale in cui avvenne la genesi del capolavoro pasoliniano. Dario Viganò ha presentato un'intervista esclusiva al Card. Loris F. Capovilla, segretario particolare di papa Giovanni XXIII tra il 1958 e il 1963, in cui è stata evocata l'ispirazione iniziale dell'opera, legata all'incontro, avvenuto nel 1962 ad Assisi, tra Pier Paolo Pasolini e don Giovanni Rossi, fondatore della Pro Civitate Christiana. L'incontro tra un intellettuale marxista e un esponente del mondo cattolico fu la scintilla che diede origine al Vangelo, in un clima di profondo dialogo.