Il triste destino che accompagna tutti gli attori ingabbiati in un personaggio per sempre non sembra accompagnare la carriera di Viggo Mortensen, Aragorn nella trilogia del Signore degli anelli, capace subito dopo di impressionare i suoi fan con la performance in A History of Violence di David Cronenberg. E proprio insieme al regista canadese ha da qualche mese finito di girare Eastern Promises (in Italia dal prossimo inverno), mentre attualmente è impegnato sul set ungherese di Good, adattamento dall'omonima piece teatrale di C.P. Taylor, che sarà portata sullo schermo da Vicente Amorim. "Non ho nessun risentimento nei confronti del personaggio che mi ha reso celebre - dice l'attore - anche perché se non fosse stato per Aragorn non sarei stato scelto per Alatriste (nelle sale italiane dal 22 giugno distribuito da Medusa con il titolo Il destino di un guerriero, ndr) e, probabilmente, neanche Cronenberg mi avrebbe notato". Presentato alla I Edizione della Festa del Cinema di Roma, il film diretto dallo spagnolo Agustin Diaz Yanes è ispirato ai romanzi di Arturo Perez-Reverte (Le avventure del Capitano Alatriste) e racconta le gesta del coraggioso soldato a servizio del re nella Spagna del XVII secolo, condannata sotto il giogo della Santa Inquisizione. "Non è un semplice film d'azione - racconta Mortensen - e Alatriste non è semplicemente un eroe. Ho accettato la parte perché sono sempre in cerca di nuove esperienze. Misurarmi con altre epoche, altri contesti mi aiuta ad arricchire quel bagaglio di conoscenza che ritengo inevitabile per chiunque abbia deciso di intraprendere questa carriera. Senza curiosità la carriera di ogni attore durerebbe la metà". Accolto con qualche riserva all'anteprima internazionale di Roma, Il destino di un guerriero è invece per Viggo Mortensen "un film che potrebbe segnare una nuova epoca per il cinema iberico, avventura intimista e d'autore di cui si parlerà per molti anni". Compagno di set e nuovo amico nella vita, il nostro Enrico Lo Verso, nel ruolo di Gualtiero Malatesta: "Prendere parte ad un progetto come questo è stato straordinario - dice l'attore - perché non è semplicemente uno spettacolo d'intrattenimento. Superficialmente può sembrare solo un film di battaglie, ma offre invece molti altri livelli di lettura. Ogni volta che intraprendiamo un nuovo lavoro per noi attori è come affrontare un viaggio, fatto di momenti più o meno difficili. Alla fine, a riprese terminate, la pellicola diventa come un album di fotografie, e ogni film è un piezze 'e core".