Pupi Avati sta bene. Dimesso in tarda mattinata dal Policlinico Umberto I di Roma (era congestione, non infarto), questa sera sarà sul red carpet dell'Auditorium per la premiere de Il cuore grande delle ragazze, la sua nuova commedia in concorso al Festival di Roma e dall'11 novembre in sala con Medusa (250 copie).
Nell'entroterra bolognese degli anni '30 ricreato a Fermo, protagonista, nei panni dell'ingenuo e latin lover Carlino, alias il nonno di Pupi tra ricordo e immaginazione, è Cesare Cremonini, mentre la sua amata Francesca è Micaela Ramazzotti, “romanaccia”, volitiva ma credulona. Nel cast anche Andrea Roncato, Gianni Cavina e Manuela Morabito, “è una fiaba a lieto fine: ho pianto e riso leggendo un copione che è un piccolo romanzo: Pupi ti regala al mattino scene scritte durante la notte, i personaggi sono in continua evoluzione”, rivela la Ramazzotti, definendo Avati “un grande guru bolognese con la barba” e cast & crew “un gruppo di sciagurati un po' matti, clowneschi e grotteschi: mi sono libera di sfidare il ridicolo”. “Una ragazza ostinata, scemotta, ma credulona e romantica, con la capacità di sopportare il tradimento: allora, le donne avevano un cuore grande, oggi la possibilità di comprendere le debolezze umane. Comunque, se il mio uomo (Paolo Virzì, NdR) mi tradisce, lo ammazzo, e si passa alla cronaca mera”.
“Non potevo rifiutare un film con Andrea Roncato”, gli fa eco Cremonini: “Sono orgoglioso di aver potuto vivere la vita del nonno di Pupi: un'esperienza nutriente, e credo sia doveroso per un artista dedicarsi a nuove cose coi piedi per terra”. Il suo Carlino seduce con un alito al sapor di biancospino, e il cantante lo definisce “un ricordo fantastico contro il cinismo di oggi”, mentre Antonio Avati, fratello di Pupi e produttore con la Duea parla di “una bolognesità che oggi sta sparendo, ma Fermo non è una Bologna millantata: è Fermo per chi non la conosce, una cittadina immaginaria padana, veneta o marchigiana, per gli altri”.
Se la Ramazzotti celebra Pupi “il più grande romanziere di tutti i tempi”, parla di “dolce supremazia delle donne in casa” e di lei e colleghi quali “buffe marionette al servizio del burattinaio Avati”, Cremonini fa professione di umiltà: “Sono qui per imparare, dopo essere stato sul set con le antenne puntate sulla fanciullezza saggia di Pupi” e scherza: “Roncato ci provava anche con le ultime quaglie rimaste in giardino, era l'ultimo a lasciare il set…”. Ma ritorna serio per parlare del suo Carlino, in bilico tra romanticismo e desideri carnali: “E' un latin lover, ma non lo sa, non si sente tale, e mi piace che Avati me l'abbia offerto così. Anche se non consiglierei a nessuna donna un marito che tradisce la prima notte di nozze, né vorrei diventarlo”. Eppure, il matrimonio non muore mai, nemmeno oggi: “Donne e uomini non hanno rinunciato al sogno di sposarsi: ancor più in un momento di crisi come questo - conclude Cremonini - c'è bisogno di certezze: l'unione fa la forza, e la famiglia rassicura”.