Una tragica fatalità, la congiura di un Dio oscuro o un concorso di circostanze e decisioni sbagliate? Difficile stabilirlo. Fatto sta che Barbu (Bogdan Dumitrache) spinge il pedale sull'acceleratore, esegue il sorpasso e prende in pieno un ragazzino di 14 anni che in quel momento attraversa la strada. Per la polizia pochi dubbi: omicidio colposo. Rischia 15 anni di reclusione o 7 o 3. Sarà il processo a stabilirlo. La valutazione dei fatti oggettivi, delle responsabilità soggettive e delle attenuanti. Pacifico.
Succede però che la famiglia di Barbu è tra le più in vista e influenti di Bucarest. Ha conoscenze altolocate, amici ovunque e denaro. Tanto. La madre, Cornelia (Luminita Gheorghiu), è la più attiva nel ramo insabbiamento. Prima ammorbidisce i poliziotti, poi corrompe un testimone, infine prova ad ammansire i genitori della vittima. Una determinazione che nessuno sembra capace di ostacolare. A eccezione, forse, di uno solo: suo figlio.
E' Il caso Kerenes di Calin Peter Netzer, Orso d'Oro all'ultimo Festival di Berlino e dal 13 giugno nelle nostre sale con Teodora. Nonostante il titolo italiano lasci pensare a un giallo (ma in originale era Child's Pose), si tratta di un dramma familiare che, nella cornice di una società corrotta e classista, getta una luce sinistra sullo stato delle cose in Romania: "Pure se la situazione è migliorata rispetto a qualche tempo fa - dichiara il regista, a Roma per promuovere il film - credo ci vorranno ancora due decenni perché si raggiungano gli standard di legalità di altri paesi europei". Meno promettente l'evoluzione sociale: "La forbice tra ricchi e poveri si allarga giorno dopo giorno".
Il caso Kerenes però non è solo un film di denuncia: "Lo spunto è autobiografico - confessa Netzer - e il mio interesse indirizzato soprattutto al contrastato rapporto tra madre e figlio". L'autore, che insieme a Mungiu, Puiu e Paunescu fa parte della nouvelle vague rumena, si spinge oltre arrivando a paragonare il proprio lavoro a "una terapia: capirò se ha funzionato o meno solo tra qualche mese". Intanto ha incassato il plauso della vera madre: "L'ha preso come un omaggio".
Quanto a quella della finzione, l'ottima Luminita Gheorghiu (una star in patria), Netzer svela un piccolo aneddoto: "Era spaventata da un ruolo inedito per lei, quella della borghese altolocata. Non contento, ho cercato di metterle pressione durante la lavorazione. Volevo che tra noi si stabilisse una tensione costruttiva, come quella che la protagonista sperimenta con il figlio nel film. Una volta finite le riprese non ci siamo più visti né sentiti per tre mesi". Il risultato ha dato ragione a Netzer: l'Orso d'Oro, oltre a certificare la qualità del Caso Kerenes, ha favorito il suo successo al botteghino di casa, dove ha venduto più di 100.000 biglietti. Un record.