"Non faccio film per trasmettere messaggi, ho cercato di rappresentare questa epoca così come l'ho vissuta. I giovani che vedranno il film decideranno se è la rappresentazione di un'epoca superata o se alcune cose possono ritrovarsi anche al giorno d'oggi". Per la prima volta in Concorso al Festival di Venezia, Olivier Assayas torna al periodo immediatamente successivo al '68 con Après Mai, film ambientato nel 1971 e incentrato sul giovane Gilles (Clément Métayer), liceale preso dall'effervescenza politica e creatrice del suo tempo: come i suoi compagni, esita tra un impegno radicale e delle aspirazioni più personali, passando da rivelazioni amorose a rivelazioni artistiche, affrontando un viaggio che attraverserà l'Italia e che finirà a Londra: "Avevo già raccontato questo periodo cruciale della mia vita nel '94 con L'eau froide - spiega il regista francese - che però considero un approccio forse più poetico, astratto. Oggi ho voluto farne una versione più romanzata, realista al tempo stesso, per affrontare comunque una situazione diversa". Ambientato a Parigi, in Italia e Londra, il film prende le mosse dalla manifestazione del febbraio '71 repressa dalla polizia: "Fu in quell'occasione, credo per la prima volta, che vennero utilizzati i corpi speciali, celerini in sella a motociclette anche dotati di manganello. Nel '68 ancora non c'erano e vennero successivamente sciolti dopo la morte di un liceale colpito da un poliziotto". Non un film sul '68, dunque, ma su un periodo in cui la spinta di quella rivoluzione arrivò a risvegliare le coscienze, gli interessi dei giovanissimi: "Il loro impegno rivoluzionario era differente rispetto a quello dei giovani-adulti che fecero il '68", dice ancora Assayas, che in Après Mai riporta a galla il ricordo di "un'epoca molto seria, forse triste, per l'ossessione con cui si guardava al processo politico, tutti sembravano soffocati da una sorta di super Io". Ma quello che emerge con forza è il ritratto di un'adolescenza in cerca di se stessa: "Oggi esiste una certa tendenza a rappresentare sullo schermo quel periodo della vita in modo un po' caricaturale, si vedono feste, gente che rimorchia... Non è questo quello che ricordo io: per me è stato un momento malinconico ma caratterizzato da un forte amore per la vita". Ed è un film, questo di Assayas, che ragiona molto sulla controcultura e la controinformazione, riportando alla luce il dibattito intorno al cinema che caratterizzava quei giorni: "Oggi, come allora, non credo che il cinema sia un mezzo di informazione o comunicazione, penso sia un'arte e quindi il suo valore è dialettico", dice il regista. Che spiega: "Il giornalismo fa comunicazione, mentre il cinema dovrebbe rappresentare le contraddizioni del mondo in modo che il pubblico possa giudicarlo, guardarlo, capirlo secondo il proprio sguardo. Non ho mai voluto né mai vorrò guidare lo sguardo dello spettatore: credo sia un inganno poter pensare che il cinema sia un mezzo di informazione". Forma d'arte con cui deciderà di misurarsi definitivamente Gilles: "La fine del film - conclude Assayas - ha a che vedere con la fede nell'arte, che in un certo senso ha il potere di far resuscitare ciò che si è perso. Potere che naturalmente ha anche il cinema, quando è sincero".
Acquistato per l'Italia da Officine Ubu, Après Mai, interpretato anche da Lola Créton, Félix Armand, Carole Combes, Hugo Conzelmann e India Salvor Menuez, sarà distribuito in autunno.