“I sindacati hanno lasciato a casa due generazioni di lavoratori: oggi non si ha più l'idea di condividere la propria condizione, isolamento e solitudine sono totali, ci si affida unicamente alla propria capacità lavorativa, ma non è sufficiente: serve un sistema di tutele riconosciuto”.
E allora Triangle, e allora due tragedie tra loro speculari, che fanno riflettere sulla condizione del lavoro oggi e sui diritti della classe operaia. Dalla New York di un secolo fa all'Italia di oggi, poco sembra essere cambiato per le donne lavoratrici: Barletta, 2011, a 100 anni dall'incendio della fabbrica Triangle, quando nel 1911 prese fuoco l'ottavo piano del grattacielo di New York tra Washington Square e Greene Street, altre operaie tessili muoiono sotto le macerie di un maglificio fantasma.
Estratta viva da quelle macerie, l'unica sopravvissuta, Mariella Fasanella, ci fa rivivere il ritorno alla condizione preindustriale e la necessità di un nuovo inizio. “Narrare il lavoro – dice la regista Costanza Quatriglio – è di per sé una delle sfide più difficili perché gli agguati si amplificano e possono diventare trappole. In Triangle ho cercato di mostrare come la condizione operaia oggi sia la stessa di quando c'era la fabbrica, anche nel rapporto con la macchina. Nel 2011 a Barletta a crollare non è stata solo una palazzina ma una intera civiltà. Qui post-globalizzazione è sinonimo delle rovine sotto cui hanno perso la vita tanti nuovi schiavi”.
Prossimamente in sala con il Luce, Triangle è in cartellone al Festival di Torino nella sezione Diritti & Rovesci curata da Paolo Virzì: “Sono molto contenta – dice la Quatriglio - perché il film fa del rovesciamento una questione ontologica, prospettiva, ribaltamento della questione diritti e lavori”. “Il 1911 era tutto una promessa, una novità: le città industriali, le fabbriche, luoghi in cui si costruivano nuovi equilibri. C'erano promesse, qualcosa da mantenere, ma anche premesse: il ‘900 è stato il secolo dell'acquisizione dei propri diritti, delle lotte, del conflitto, dell'identificazione della controparte. Adesso tutto questo non c'è più, manca la possibilità di conflitto, il senso schiavitù è inglobato nella solitudine, nel vuoto”, dice la Quatriglio, che nelle immagini d'archivio – Operaio, Luce, archivi americani – ha ritrovato “lo stupore dell'infanzia del cinema, allora era tutto gigantesco, miracoloso, magnificente. Dall'altra parte, oggi, c'è il vuoto: io ho raddoppiato la verticalità dell'immagine, una verticalità gigantesca, spettacolare, per un nuovo stupore. Barletta non la si riconosce, sembra più povera, è qualsiasi città, una città che è il vuoto”.
Se la comunità di Barletta affermò a più riprese che “il lavoro nero non c'entrava, il palazzo sarebbe crollato ugualmente”, Triangle non tradisce, non bypassa questo convincimento, ma va oltre: “C'è un'altra questione, un sistema che è fallito, che è imploso nel crollo”. E una speranza, affidata all'unica sopravvissuta Mariella Fasanella, che però “oggi – stigmatizza la Quatriglio - non lavora, non ha trovato un lavoro in regola: con tutto il suo saper fare, la sua competenza, non ha ancora trovato un lavoro degno di questo nome”.