Colto, diplomato, di età compresa tra i 35 e i 44 anni e prevalentemente costituito da donne. E' il pubblico delle sale della comunità secondo quanto rivela un'indagine promossa dall'Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) e presentata oggi nell'ambito di un convegno che si è svolto a Genova, al quale sono intervenuti il presidente dell'associazione Roberto Busti, il presidente dell'Ente dello Spettacolo Dario Edoardo Viganò, Alberto Bourlot, docente di teoria e tecniche della comunicazione di massa all'Università Cattolica di Milano, Mariagrazia Fanchi, ricercatrice dello stesso ateneo e Francesco Giraldo, segretario generale dell'Acec. In base ai dati presentati oggi gli spettatori che frequentano le sale della comunità appartengono prevalentemente alla cosiddetta "generazione di mezzo" (30%), mentre i 25-34enni e 45-54enni rappresentano ciascuno il 17% del pubblico complessivo. Nel 62% dei casi si tratta di donne e il 48,81% possiede un diploma. "Quello che frequenta le sale della comunità - spiega Bourlot - è un pubblico che sa molto bene quello che cerca e dal punto di vista del consumo è guidato da criteri di qualità della programmazione, più che dalla bellezza della sala in se". Predilige le monoschermo (57,42%) ed è poco interessato ai benefit offerti dai più recenti complessi multiplex: la prenotazione del biglietto, la possibilità di pagare con carta di credito, la presenza di bar e ristoranti, librerie e negozi di gadget o di uno spazio destinato ai bambini sono percepiti come poco appeling. Si tratta comunque di un consumatore "attivo": guarda molti film (il 36,39% degli intervistati va al cinema almeno un paio di volte al mese), frequenta il teatro (37,23%), visita mostre e musei (32,19%) e legge regolarmente quotidiani (47%) e periodici (66,61%). In molti, inoltre, guardano la televisione (86,82%), sebbene per non più di due ore e mezza al giorno, e ascoltano la radio (58,47%), mentre dvd, home theater e parabola rappresentano una componente accessoria. "Siamo di fronte a un pubblico con una forte capacità critica rispetto al consumo culturale". Non a caso la decisione in merito a quale film andare a vedere è preceduta per l'88% degli spettatori dall'acquisizione di determinate conoscenze: prevalentemente attraverso la lettura delle recensioni pubblicate sui quotidiani (25,07%) e il passaparola (24,23%). "Dall'indagine - prosegue Bourlot - emerge inoltre un elevato livello di fidelizzazione del pubblico (il 14% frequenta le sale della comunità almeno una volta alla settimana, n.d.r.) e sorprendentemente con una notevole apertura sui giovani, che ne fanno un uso fortemente critico e chiedono una programmazione di qualità". Questo risultato "è un motivo di soddisfazione da diversi punti di vista - dice Viganò - perché ci conferma l'efficacia dell'impegno profuso dalle sale della comunità: non soltanto sono riuscite a guadagnare sempre più giovani al cinema, ma stanno anche riaffermando pluralismo e cinema di qualità in un settore sempre più dominato dalle produzioni commerciali".