"Meno soldi per le ronde e più fondi per la cultura, bisogna urlarlo". Toni pacati ma decisi, quelli di Sandra Milo, interprete di Chi nasce tondo... di Alessandro Valori, quando ha saputo che il film (distribuito il prossimo 16 maggio dal Luce) uscirà soltanto a Roma e provincia, per di più in un numero ancora imprecisato di copie. Colpa del digitale, che limita i costi (un budget di appena 250mila) ma poi si scontra con l'inadeguatezza tecnica delle sale cinematografiche. E l'attrice, icona del cinema di Fellini, non le manda a dire: ce l'ha persino con Valerio Mastandrea (anche sceneggiatore) e Raffaele Vannoli, per aver disertato la conferenza stampa, proprio loro che del film sono i protagonisti, due cugini sulle tracce della nonna "evasa furtivamente" - visti i suoi trascorsi delinquenziali - dalla casa di riposo. "Le scelte, e i film, si difendono", li rimprovera la Milo, che però ce l'ha soprattutto con le istituzioni: "Chi fa cinema è trattato come l'ultimo gradino della scala sociale". Non è una buona scusa per ritirarsi, però: soprattutto se a dirigerla ci sono le nuove leve: presto sarà sul set dell'esordio di Maddalena De Panfilis, e intanto si complimenta con Valori per aver girato "una commedia ben fatta, che racconta piccole storie piene di poesia, proprio come faceva Vittorio De Sica". Il merito, oltre che degli autori, è anche dei ragazzi di alcuni licei della Capitale: "Chi nasce tondo..., spiega il regista, è nato da un progetto di formazione che la Digital Desk ha promosso con l'Assessorato alle Politiche Scolastiche del Comune di Roma, per mettere in contatto i giovani con i mestieri del cinema, partecipando attivamente alle riprese". Il coinvolgimento ha dato i suoi frutti, se è vero che "gli studenti hanno spinto il film verso un tipo di commedia fatta non solo di battute, che raccontasse l'arte di arrangiarsi, un mondo sgangherato ma di grande umanità". Il modello è quello della commedia all'italiana (nel cast anche Anna Longhi e Tiberio Murgia), e segna una svolta nella carriera di Valori dopo l'esordio bellico di Radio West: ma "ogni film è un prototipo, spiega il regista, e fare questo mestiere non significa perpetrare uno stile all'infinito, ma compiere una ricerca".