Intrattenimento a costo quasi zero per risollevare il cinema italiano. E' la scommessa vincente di Piano 17, il nuovo film dei Manetti Bros. con Elisabetta Rocchetti, Giampaolo Morelli e la partecipazione di Massimo Ghini e Valerio Mastandrea, che si è aggiudicato il premio del pubblico al Noir in Festival di Courmayeur. Alle spalle del progetto, nelle sale dal prossimo mese di marzo, quella che gli autori chiamano "una precisa idea di politica produttiva". "Il cinema italiano ha perso quasi totalmente il contatto col pubblico - spiega Marco Manetti -. Siamo ormai prigionieri di un meccanismo malato, per cui il referente delle produzioni non sono più gli spettatori, ma l'interlocutore istituzionale che elargisce i fondi". Per questo, spiega, c'è bisogno del basso budget: "Sul nostro mercato, i titoli che riescono ad andare in attivo sono ogni anno al massimo due. Per assurdo, l'esigenza italiana è dunque più quella di un intrattenimento per tutti a costi ridotti, che non di un cinema profondo destinato a una platea elitaria". Al centro della storia è una vicenda di piccola criminalità molto disorganizzata. Giampaolo Morelli è Mancini, il membro di una gang, incaricato di piazzare una bomba all'interno di una grande banca, per distruggere degli scomodi documenti che potrebbero danneggiare il suo committente. La situazione precipita però nel momento in cui resta bloccato in ascensore, con il timer già innescato. "L'idea di questo film - ricorda ancora Marco Manetti - è nata lo scorso anno proprio qui al festival di Courmayeur. Lo spunto dell'ascensore proviene dallo stesso Morelli, che voleva tornare a lavorare con noi dopo L'ispettore Coriandolo. Da qui, arricchendolo di altri elementi, ha preso corpo la sceneggiatura definitiva". Autori delle musiche, Aldo e Pivio De Scalzi compaiono per la prima volta anche sullo schermo nella parte di due ascensoristi. "Il nostro coinvolgimento nella colonna sonora - sottolineano - è però l'unico elemento che sfugge alla logica del low-budget. Al film partecipiamo come editori di noi stessi, assumendoci tutti gli oneri e gli onori di questa posizione".
Il meccanismo del lavoro non retribuito ha alla fine conquistato anche Elisabetta Rocchetti. L'attrice, che in un primo momento minacciava scherzosamente di arrivare in ritardo alle riprese, si è infine dichiarata entusiasta dell'esperienza: "Può sembrare paradossale, ma lavorando gratis si ha una marcia in più. Mentre la retribuzione formalizza il rapporto professionale, la partecipazione spontanea aggiunge motivazione e consente di dare il meglio di sé". Nonostante l'esiguità del budget, la produzione si è però avvalsa di ben 5 settimane di riprese: "Riuscire a coinvolgere il cast per un così lungo periodo - racconta il produttore Alessandro Passadore - è stato un vero e proprio miracolo. Ciascuno ha dato il meglio di sé, senza risparmiarsi minimamente".Tutti i partecipanti al progetto, che in questa fase hanno lavorato gratis, dovranno poi essere retribuiti con gli incassi del film. Tenendo conto di questo, il costo complessivo dell'operazione dovrebbe quindi aggirarsi sui 350 mila euro.