"Il cinema è sempre un mix di realtà e fantasia", sostiene Véra Belmont, che con il suo Sopravvivere coi lupi (in Italia dal 30 aprile, distribuito in 50 copie da Videa-CDE) ha dovuto affrontare "l'accanimento mediatico" di tutta la stampa d'Oltralpe. Anche se più del film, nel mirino è finito l'omonimo bestseller di Misha Defonseca: che diceva d'aver scritto un romanzo autobiografico, e invece s'era inventata quasi tutto. "Non che l'infanzia dell'autrice sia stata meno dolorosa", spiega la regista: "Il padre aderì alla Resistenza, sotto tortura fece il nome dei suoi compagni; la madre morì in un campo di concentramento nazista". Fatto sta che la Misha del libro, accudita e sfamata da un branco di lupi mentre cerca per l'Europa i genitori deportati, non è mai esistita. Saperlo, per la Belmont "è stato un dolore, l'ho vissuto come un tradimento: uno shock, ma poi ho capito che il pubblico sente comunque la verità di questa storia, e i bambini sono incuriositi dal suo aspetto favolistico". Il film è pensato soprattutto per loro, ma nasce da un'esigenza autobiografica: "Ho scelto questo romanzo perché somiglia alla mia infanzia: sono nata in Francia negli anni Trenta, da genitori ebrei, madre di Varsavia e padre bielorusso". Musicato dall'Emilie Simon de La marcia dei pinguini, il film è interpretato (oltre che da Yael Abecassis, Guy Bedos e Benno Fürmann) dall'esordiente Mathilde Goffart: "È una straordinaria bambina belga di nove anni", spiega la regista, "mi ricorda Liv Ullmann, e condivide con Misha il coraggio, e l'amore per gli animali. Nel personaggio ha aggiunto molto di sé". Produttrice dei migliori nomi del cinema francese (da Vecchiali a Truffaut a Pialat), Véra Belmont ha sempre mostrato una predilezione per i film d'ambientazione storica, dal '700 di Marquise alla guerra di Milena e Sopravvivere coi lupi. Ma in futuro ha deciso di voltare pagina: "Sto pensando ad una versione ecologista e moderna della favola di Cenerentola".