"Alla fine, uccideranno ogni sua creatività: tra circa due mesi, uscirà dal carcere morto, artisticamente morto. Io ho paura, paura di perdere un grande regista per sempre". Così il regista iraniano Bahman Ghobadi commenta la reclusione del collega Jafar Panahi (Il cerchio), arrestato a inizio marzo e detenuto a Teheran. L'occasione è la presentazione italiana del suo ultimo film, I gatti persiani, che uscirà in 40 copie con Bim il 16 aprile, dopo aver vinto a Cannes 2009 il Premio speciale della Giuria, presieduta da Paolo Sorrentino. 
"L'arresto di Panahi è stato fatto per chiudere la bocca a molti altri, perché in realtà il regime ha paura", dice Ghobadi, che con la sua opera prima del 2000, Il tempo dei cavalli ubriachi, si consquistò subito fama e plauso internazionale.
Basato su persone, fatti e luoghi veri, I gatti persiani è stato scritto dal regista insieme alla sua compagna Roxana Saberi e Hossein M. Abkenar e racconta le vicissitudini di due giovani iraniani, ragazzo e ragazza da poco usciti di galera, che vorrebbero mettere in piedi un gruppo indie-rock, ma devono scontrarsi contro le proibizioni del regime, che da 30 anni bandisce la musica occidentale, relegata negli ambienti underground. Frustrati dalle autorizzazioni negate, progetteranno una fuga all'estero, con passaporti e visti falsi... 
Girato in soli 17 giorni, con location improvvisate e senza autorizzazioni, il film nasce dall'amore di Ghobadi per la musica: "Non fossi regista, avrei fatto il cantante. Ero depresso, un mio amico mi ha consigliato la musica in chiave terapeutica, e ho scoperto l'universo underground che inquadro ne I gatti persiani. Volevo lasciare l'Iran, perché stavo morendo: volevo urlare il mio dissenso e andare via, perché dopo questo film sapevo sarei dovuto andare via".  Come effettivamente è stato: il 9 giugno 2009, dopo una settimana di carcere al rientro in patria clandestino da Cannes, è stato caldamente invitato ad abbandonare l'Iran, e oggi vive tra il Kurdistan iracheno, dove sta allestendo una scuola di cinema, ha scritto due sceneggiature e aiuterà i giovani che le dirigeranno; la Germania, dove girerà il suo nuovo film di finzione, protagonista uno scrittore iracheno in esilio, e Usa, "per imparare l'inglese".  Da ultimo, Ghobadi torna al regime iraniano: "E' duro contro i giovani, ma ormai questi sono una pietra scagliata contro il parabrezza del regime".