Cultura Hip Hop, guerra tra bande, vite spezzate e nascita di un mito. Tutto questo è Notorius, il biopic che George Tillman Jr. ha dedicato al noto cantante afroamericano Notorius B.I.G. (acronimo di Business Instead of Game e, dopo la sua morte, di Books Instead of Guns), passato ieri in concorso alla 59ma Berlinale e accolto dalla critica con qualche riserva. Una vicenda, quella di Notorius, che il regista racconta con passione e fedeltà (impressionante la somiglianza del protagonista Jamal Woolard al personaggio reale), dagli inizi come spacciatore di crack a Brooklyn fino al successo come eroe indiscusso della scena Hip Hop. In mezzo il rapporto con la madre Violetta Wallace, le prime esperienze musicali negli Old Gold Brothers e nei Techniques (dove adotta il nome di Biggie Smalls, in riferimento alla sua stazza: oltre un metro e 85 di altezza per 136 chili di peso), la fuga dalla scuola a 17 anni, la droga e la prigione. Una vita avventurosa, due matrimoni e il travolgente successo, che durerà poco però: il 9 marzo del 1997 a Los Angeles, Notorius. B.I.G. viene ucciso con colpi di arma da fuoco sparati mentre era nella sua auto. Una morte legata probabilmente alla guerra tra le varie scuole di Hip Hop, da una parte all'altra d'America. Nel novembre del 1994 era caduto Tupac Shakur, rappresentante della West Coast negli anni Novanta, colpito vicino a uno studio di registrazione newyorkese. Le accuse allora ricaddero proprio su Notorious. Sospetti che alimentarono ancor di più l'odio tra la East e West Coast e condannarono il cantante a una morte prematura.