Una grande mostra in autunno a Parigi dedicata a Sergio Leone: C’era una volta Sergio Leone, promossa dal 10 ottobre 2018 al 27 gennaio 2019 dalla Cinémathèque Française e curata dalla Cineteca di Bologna.

Lo annunciano le due cineteche al festival Il Cinema Ritrovato, in corso a Bologna fino al 1° luglio, cogliendo l’occasione della proiezione, domani, martedì 26 giugno, alle ore 21.45 in Piazza Maggiore, di C’era una volta il West, per festeggiare i 50 anni del film, uscito appunto nel 1968.

 

La mostra C’era una volta Sergio Leone sarà l’evento centrale dell’omaggio che la Cinémathèque Française dedicherà al regista e che si comporrà di una retrospettiva e della pubblicazione del volume La rivoluzione Sergio Leone, a cura di Gian Luca Farinelli e Christopher Frayling.

Una mostra che sarà curata appunto dalla Cineteca di Bologna, da anni al lavoro sul cinema di Sergio Leone con i restauri dei suoi film, altre mostre e pubblicazioni realizzate negli anni passati. Ricordiamo, tra i tanti eventi, il restauro di Per un pugno di dollari, presentato da Quentin Tarantino alla serata di chiusura del Festival di Cannes nel 2014, per festeggiare i 40 anni del film.

“Per Leone la fiaba è il cinema, nei suoi film C'era una volta significa raccontare il mondo e la storia con gli occhi e la memoria della settima arte”, racconta il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli. “Il desiderio di raccontare i miti (il West, la Rivoluzione, l’America) utilizzando la memoria del cinema e la libertà della fiaba, entra però sempre in conflitto con la sua cultura di italiano che ha conosciuto la guerra e attraversato la stagione neorealista. Ripensando al suo apprendistato Leone ricorda: «Ho imparato più da De Sica in poche settimane di lavoro che negli anni successivi in cui ero pagato come assistente dei grandi registi americani». Lo impressiona la cura che De Sica mette nei dettagli. Cura che non trova nei grandi di Hollywood. A partire da Per qualche dollaro in più Leone può permettersi di assecondare la sua fascinazione per il passato e la sua ossessione documentaria per il mito. Si occupa di ogni dettaglio, dalla costruzione delle scenografie alla scelta delle armi. Leone conosceva le sottili differenze tra ogni Colt e incaricò Aldo Uberti, un artigiano bresciano specializzato nel rifacimento di armi d’epoca, di realizzare i modelli che desiderava. Una favola cinematografica per funzionare deve convincere gli spettatori che quello che vedono stia accadendo realmente: «In questo senso, e solo in questo senso, sono un figlio del neorealismo» ”.

Ed ecco allora al Cinema Ritrovato la proiezione di C’era una volta il West domani, martedì 26 giugno, alle ore 21.45 in Piazza Maggiore a Bologna e che sarà preceduta, alle ore 16 in Sala Auditorium (Piazzetta Pasolini) dalla lezione di Christopher Frayling Il cinema secondo Sergio Leone.

“La ricerca maniacale – dice Farinelli su C’era una volta il West – avvicina per certi versi Leone a Visconti, per il quale aveva una grande ammirazione, e che si manifesta specialmente in C’era una volta il West. Alcune scene di C’era una volta il West ricordano da vicino Il gattopardo. L’inquadratura in cui la Cardinale si pettina allo specchio sembra ricalcare una identica del capolavoro di Visconti. I momenti in cui Jill si confronta con le fotografie sbiadite e i cassetti pieni di ricordi del passato riecheggiano la stessa malinconica decadenza che si respira nella residenza di Donnafugata. Anche il finale elegiaco è lo stesso. La dichiarazione amara di Armonica sulla fine di un’epoca a causa dei signori della via ferrata (“Verranno altri Morton, e la faranno sparire”) ricorda la celebre frase del Principe di Salina: “Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”. Ma se Leone è viscontiano nella ricerca storiografica minuziosa e la cura per i dettagli, è un antiverista per quanto riguarda le scenografie, dove con consapevole noncuranza mescola epoche diverse con anacronismi evidenti. La stessa dinamica tra realismo e antiverismo si ritrova nella scelta degli attori. Il casting delle comparse svolto per C’era una volta il West mostra la sua cura nella scelta dei volti: volti di strada, che spesso pesca a Roma, nelle stesse borgate raccontate da Pasolini. Ma nei suoi film troviamo anche le facce sfregiate degli zingari andalusi, volti afroamericani, dai tratti ispanici o orientali”.