"Ormai vivo in America, ma mi sento sempre bavarese. E non prenderei mai la cittadinanza Usa, come di qualsiasi altro Paese in cui vige la pena di morte". Parola di Werner Herzog, in Concorso al Lido con Il cattivo tenente: Ultima chiamata New Orleans, che uscirà nelle nostre sale il 1° settembre con 01 Distribution. Protagonisti il cattivo tenente Nicolas Cage e la prostituta Eva Mendes ("Ho fatto questo film solo per Werner Herzog"), in una New Orleans che per Herzog "é stata la miglior location possibile: dà l'idea del collasso del vivere civile".
Un film che sia Herzog che Cage ribadiscono non essere il remake de Il cattivo tenente di Abel Ferrara del '92: "Non l'ho mai visto, ma mi dicono non ci sia alcun raffronto e personalmente avrei voluto pure un titolo diverso. Spero Ferrara lo veda, e io vedrò il suo presto, e poi insieme ne parleremo di fronte a una bella bottiglia di whiskey. Qui non ci sono valori cristiani, ma la gioia, l'estasi del male", dichiara Herzog, mentre Nicolas Cage ribatte: "Ferrara e Keitel (il tenente dell'originale, NdR) sono due grandi e due amici, e li ammiro. Ma qui manca del tutto la tradizione giudaico-cristiana che animava quel film, il senso di colpa e la redenzione cattolica del tenente.
Viceversa, questo è un film esistenziale: i difetti del mio tenente lo aiutano a risolvere il caso, perché parla la lingua dei criminali".
Se questo tenente sia buono o cattivo a entrambi non pare interessare: "Non chiedetemelo, non parlo mai delle motivazioni che spingono i miei personaggi, non ci sono tagliato", confessa Herzog, mentre Cage, che si è ispirato al jazz per improvvisare sul set, aggiunge: "Non mi sono mai sentito di incarnare il male, viceversa, tornare a New Orleans, dove la mia vita aveva trovato una svolta, mi incuteva un certo timore. Ma alla fine è stato catartico".
Fondamentale è lo humour: "Uno humour dark, così dark che diventa quasi divertente. D'altronde, nelle mie opere lo humour c'è sempre stato, da Aguirre a Grizzly Man", dice Herzog, aggiungendo: "Mi sembrava fosse il clima giusto per un noir: quando ho iniziato a girare, si respirava già la depressione. Per questo, mi aveva colpito Dark Knight, il film credo più rappresentativo della crisi che sarebbe arrivata, con un senso di insicurezza e imminente crollo che la risata liberatoria del Joker Ledger avrebbe voluto spazzare via".
Per questo nuovo detective, dopo Via da Las Vegas in cui "avevo imitato Albert Finney in Under the Volcano, cioè bevendo qualche bicchiere per "scaldarmi", qui "ho interpretato un poliziotto drogato mentre nella vita reale non tocco alcool da 5 anni: ho lavorato molto di immaginazione", afferma Cage, mentre sul fronte dello star system confessa: "Non amo il glamour, la vanità: il red carpet mi mette a disagio, mi rende nervoso. Oggi giro quattro film all'anno, ma vorrei arrivare presto a una vita contemplativa".