Stupefacente: più che per l'eroina, perché esiste, nonostante tutto. Parliamo di Henry, e non è una persona, ma un film, il terzo di Alessandro Piva, e una “sostanza”, nel gergo dei dealer afro di NY.
Unico tricolore in concorso sotto la Mole, è tratto dal romanzo di Giovanni Mastrangelo e inquadra l'insegnante di aerobica Nina (Carolina Crescentini), che conosce due ex eroinomani, il 20enne spiantato Gianni (Michele Riondino) e il 50enne ex fotografo Rocco (Pietro De Silva), e si trova invischiata nella guerra tra gli africani e  la banda di Civitavecchia per il controllo dello spaccio a Roma.
C'è subito un omicidio, ma “viene presto svelato: al contrario, mi interessano i personaggi”, dice Piva, che dopo Mio cognato ritorna alla produzione di tasca propria del fulminante esordio LaCapaGira: “I costi son decuplicati (budget inferiore  a un milione e mezzo) ma il coraggio e l'entusiasmo son rimasti gli stessi. Il pubblico di Torino dirà l'ultima parola, è il mio primo film in digitale e faccio fatica a inserirlo in una suggestione precisa”. Ancor più ostico, l'accesso alla distribuzione: “Nonostante il cast rilievo (anche Alfonso Santagata, Claudio Gioè, Paolo Sassanelli, Dino Abbrescia), non ha trovato collocazione: o mi arrendo all'evidenza, ho pensato, oppure vado avanti con ostinazione, caparbietà e, sì, anche follia”. La seconda che ha detto, per un filmaker del terzo tipo: “Ci sono registi scrittori, quelli tecnici e quelli che privilegiano il lavoro con gli attori: la mediazione è la chiave, ma io rientro nell'ultima categoria. E qui ve ne accorgerete, a partire dal lavoro con  Carolina e Claudio, attori con una grandissima ragion d‘essere”.
Film di genere (noir) destrutturato nei monologhi in camera, Henry vi chiede un solo favore: presentategli una sala.