Negli ultimi dieci anni si è sentita molto la mancanza di Helen Hunt. A parte un cameo nello stupendo film sull'omicidio di Robert Kennedy, Bobby, e una bella pellicola da regista e protagonista in Then She Found Me, tutte e due del 2006, non c'è stato molto altro da vedere con l'attrice californiana. Eppure Helen Hunt appartiene alla prima fila delle grandi interpreti di Hollywood. Oltre l'Oscar nel 1997 per Qualcosa è cambiato, ricevuto insieme a Jack Nicholson, non si contano i premi che hanno coronato una delle carriere più raffinate al cinema. A 49 anni il tempo comincia a diventare un bene prezioso, e Helen Hunt si prepara al grande ritorno con una commedia drammatica e controversa che tocca il nervo scoperto del tema sesso, malattia e vita. È difficile anche per lei dare un'etichetta a The Sessions. “È commedia, è dramma”. Un'avventura sentimentale nell'anima dell'uomo che, nonostante ogni difficoltà, non rinuncia all'anelito di amare”.
Nel film di Ben Lewin Helen Hunt è una psicologa specializzata in sesso. Fin qui nulla di strano. Lo scrittore e giornalista Mark O'Brien, che vive con l'aiuto di un polmone d'acciaio a causa di una poliomielite paralizzante, decide che ha diritto a una vita sessuale. Nulla da obiettare. Ma terapista e paziente si innamorano. E la situazione diventa rovente. E difficile. Un profilo professionale, quello della dottoressa Cheryl, decisamente insolito. Un'esperienza terapeutica ai limiti della deontologia. Una situazione impossibile eppure umanissima. Secondo le informazioni che abbiamo a disposizione, la figura del terapista che molto concretamente aiuta i pazienti a raggiungere l'orgasmo, esiste. Lo sapeva Helen Hunt? “No, francamente non avevo mai sentito parlare di questo lavoro. All'inizio la pensavo proprio come il sacerdote che si vede in apertura: si domanda quale sia la differenza con una prostituta”. A cambiare le cose è stato l'incontro dell'attrice con la donna cui si ispira la pellicola e con i pazienti. “Ho incontrato prima delle riprese, ma dopo aver già studiato lo script, malati di cancro alla prostata, donne con pesantissimi postumi di cancro al seno, settantenni che non hanno mai avuto alcuna esperienza sessuale perché si vergognavano, tutti in cura con la dottoressa Cheryl Cohen-Greene”.
Toccare con mano l'esperienza del dolore, e della rinascita, per l'attrice è stato risolutivo. “La rinascita è la guarigione che investe anima e corpo. Non guarisce solo la parte ferita, offesa, mutilata. Ma il cuore, e il corpo. Tutto questo non ha niente a che fare con la mercificazione del sesso, o la sua immagine ossessiva”. Pur nella trama morbida della commedia, The Sessions non risparmia le difficoltà legate inevitabilmente a una scelta del genere. Chiedere un aiuto  professionale per far riafforare quanto di più intimo si possa immaginare.
Con l'età anche il coraggio diventa un bene prezioso. “The Sessions fa sorridere, fa commuovere, io e John (Hawkes, il protagonista), ce l'abbiamo messa tutta per toccare le corde giuste. Non è stato facile”. È merito della grazia di Helen Hunt se Sessions svela soprattutto un merito: fare a pezzi il mito del sesso e riportarlo alla sua umanità, imperfetto, maldestro, semplice. “Spero che questo film aiuti a sentirsi a proprio agio nella pelle che si ha. E a riflettere sulla bellezza dell'anima”.