Una detenzione media di 4 anni in una prigione di Pittsburgh costa agli States qualcosa come 128.000 dollari a carcerato: se la stessa cifra fosse stata spesa anni prima per iscrivere ad una scuola privata ogni detenuto sarebbero avanzati anche 24.000 dollari come fondo per il college. E' solamente una tra le tante, provocatorie riflessioni di Waiting for Superman, importantissimo documentario sul collasso dell'educazione pubblica statunitense firmato dal premio Oscar Davis Guggenheim, in cartellone ad Alice nella Città e prossimamente nelle sale italiane distribuito da Universal. Dopo i rischi del riscaldamento globale (Una scomoda verità), Guggenheim torna a misurarsi con l'universo scolastico americano a dieci anni di distanza dal suo primo documentario, The First Year, incentrato su cinque insegnanti del primo anno in alcune tra le scuole più difficili del Paese. Stavolta però l'indagine è allargata esponenzialmente, il punto di vista si moltiplica (alcune famiglie "campione", insegnanti, educatori, istituzioni e sindacati) e il tentativo è quello di rispondere a domande solo qualche tempo fa impensabili per la più grande superpotenza del mondo: "Cosa succede a quei bambini che non hanno scelta? Che tipo di istruzione ricevono? Quanto saranno preoccupati e amareggiati i genitori di quei ragazzi mentre portano i figli a scuola la mattina? E come può accadere una cosa di questo tipo nell'America del 21° secolo?". Nascere e crescere in un quartiere degradato e senza speranza, in America, equivale automaticamente a finire in una scuola pubblica degradata e con un livello di insegnamento drammaticamente basso (figlio di una legge che prevede l'incarico permanente per ogni professore, a dispetto dei meriti e dei demeriti, fortemente difesa dal più potente gruppo di pressione statunitense, il sindacato insegnanti...): l'alternativa, oltre ad indebitarsi pagando le rette di qualche istituto privato, è scandalosamente destinata ai bussolotti di vere e proprie lotterie organizzate dalle scuole migliori di ogni distretto, che in questo modo si servono della sorte per accettare o meno nuovi studenti. Palestre e altri locali si riempiono così di futuri aspiranti scolari, alle volte in centinaia a fronte di una decina di posti disponibili: possibile davvero non esista altra scappatoia per Anthony, Bianca, Daisy, Emily e Francisco (i cinque ragazzini che nel doc "rappresentano" le varie sfumature di altri milioni di coetanei) se non affidare la costruzione del proprio futuro alla tragicità di un qualsiasi "superenalotto" o, come da titolo, attendere l'arrivo di qualche superman a salvarli? "Abbiamo speso milioni di dollari e firmato leggi nel corso degli anni - si chiede il regista - per essere arrivati a questo?": le cose possono cambiare, questo il senso ultimo del lavoro di Guggenheim (che attraverso i titoli di coda si rivolge anche allo spettatore, chiedendo un coinvolgimento fattivo e invitandolo su www.waitingforsuperman.com o ad aderire con un sms alla campagna di sensibilizzazione), soprattutto grazie al lavoro e alla passione di riformatori come Geoffrey Canada (ex insegnante che ha creato la Harlem Children's Zone, zona di 97 isolati in cui il numero dei diplomati è salito vertiginosamente rispetto al passato), David Levin e Mike Feinberg (insegnanti frustrati che distaccandosi dal sistema della scuola pubblica hanno fondato 82 KIPP School - Knowledge is Power Program, gratuite, indipendenti, aperte a tutti gli studenti di qualunque estrazione sociale, create per prepararli al meglio per poter accedere al college) e Michelle Rhee, sovrintendente del District of Columbia Public Schools, fautrice di riforme radicali tra le quali il licenziamento degli insegnanti non validi e aumenti salariali per quelli più efficienti.
Perché "vedere un bravo insegnante che fa lezione è come assistere ad un'opera d'arte", dice Geoffrey Canada. E i "supereroi" a cui un'intera nazione chiede di formare i propri figli sono proprio loro.