Boris Vian, classe 1920, parigino nel midollo, per vent'anni di esistenza forsennata fu poeta, narratore, ingegnere, viveur, cornettista jazz, chansonnier, pittore, teatrante in geniale disordine. Non si fregiò della coccarda di pacifista perchè allora non usava, ed egli stesso disdegnava di indossare alcunchè di ideologico. Eppure è suo uno dei più feroci pamphlet teatrali contro la guerra come follia collettiva, dal titolo esclamativo Tutti al macello. Non poteva non richiamarsi oggi, in tempi di dilaniante querelle sull'utilità della violenza contro altra violenza.E l'iniziativa è venuta da un gruppo di giovani che fa capo al regista Maurizio Margutti, artista di mezz'età con un buon backround in teatro e cinema. La pièce, quando fu concepita, rispecchiava, ridendoci sopra, un passaggio storico che appena tre anni prima aveva tenuto il mondo col fiato sospeso: lo sbarco degli Alleati in Normandia, inizio della "liberazione" dai tedeschi hitleriani. I liberatori erano di diversa lingua e provenienza. Uno spunto pronto per immaginare che là si imbattessero in una specie di zona franca, la casa di uno scorticatore (o macellaio) di cavalli, indifferente al cataclisma bellico scatenatosi intorno perchè preso dal problema, tutto personale, di maritare una figlia. Per cui nell'invenzione di Vian diventava farsesco il conflitto mondiale e terribilmente serio quello familiare, in preda al caos.
Nel suo spettacolo Margutti ha accantonato i riferimenti di tempo e di luogo, puntando ad una metafora più generale e incisiva. Attribuendo a Vian una motivazione inquietante: "il conflitto parte dalla famiglia e da essa si dirama". Dunque aveva una sua moralità anche uno scettico come Vian, maestro di ironia, paradossi e acrobazie verbali, ciò che più funziona nella rappresentazione del gruppo (in tournée nel Lazio dopo l'applaudito esordio romano al Teatro dell'Orologio). E' fortemente comunicativa l'allegria della macchina teatrale, con entrate e uscite imprevedibili, dominate dalla furiosa vitalità di Alessandro Cremona nel ruolo di scorticatore. Forse l'ironia più sottile ne è un po' sacrificata, ma la giovanile baldanza nella disciplina di un impegno non facile, è certamente degna di lode.