"Un melodramma che si tiene a distanza": è Attenberg nelle parole della regista greca Athina Rachel Tsangari, che ha aggiunto ulteriore pepe a un concorso veneziano dove sesso e scabrosità non sono certo mancate. Dal nudo ai dialoghi, dai tabù alla musica, "mi sono servita di tutto quanto occorreva - spiega la Tsangeri - perché i corpi dei miei personaggi si liberassero, e da animali diventassero sensuali".
Non a caso un'altra etichetta che la cinesta utilizza per definire il suo lavoro è quella di "balletto", o passo a due. Spesso sulla scena vediamo una coppia interagire a livello verbale o fisico. Scambi che, senza incidere troppo sull'evoluzione narrativa della storia, chiariscono un punto di vista sul mondo. Per farlo la Tsangari si è servita anche di una particolare selezione musicale: "Generalmente non amo la musica e la colonna sonora nei film, ma in questo caso le canzoni dei Suicide e di François Sardi erano perfette per sprigionare la fisicalità di cui avevo bisogno".
Attenberg racconta un momento della vita di Marina (Ariane Labed), una ragazza franco-greca, che vive in una città di mare senza nome. Siccome trova repellente la specie umana, Marina limita le sue frequentazioni al padre (Vangelis Mourikis) - malato terminale all'ultimo stadio - e all'amica Bella (Evangelia Randou), da cui prende lezioni di educazione sessuale. La sua vita conoscerà una svolta quando inconterà il primo uomo che l'attrae veramente: "Nessuna vergogna - dichiara la protagonista, l'esordiente Ariane Labed - ma prima di iniziare mi ero detta che sarebbe stata la mia prima e ultima esperienza d'attrice. Oggi, rivedendomi, mi devo ricredere. Subito un'altra!". E sul suo modo di lavorare: "Dovevamo passeggiare spesso e chiacchierare. Sulla passeggiata è stato costruito il mio personaggio, la sua gestualità. Passeggiare è il suo modo di allontanarsi dal mondo e di gettare su di esso il proprio sguardo interrogativo".
Anche per Vangelis Mourikis, che nel film interpreta il padre di Marina, la costruzione dello spazio è stato "determinante nella definizione dei caratteri e del loro modo di muoversi dentro. Athina si è inventata una città che non esiste, una città che è il frutto della sua sensibilità e immaginazione".