La prima delle opere italiane in concorso alla cinquantesima edizione del festival dei popoli è Grandi speranze della coppia Massimo D'Anolfi e Martina Parenti che, dopo I promessi sposi del 2006, continuano ad indagare sulle realtà rappresentative del nostro paese provando a capire il mondo in cui viviamo e a cosa andiamo incontro.
Cercando di rintracciare delle persone che in una cerca maniera rappresentano la nostra classe imprenditoriale e che influenzeranno il paese in futuro “perché destinate a comandare - precisa D'Anolfi - hanno intrecciato le storie di tre imprenditori cercando di far emergere la commedia umana, caratterizzando ogni episodio e ogni personaggio con uno stile diverso: pittorico per l'imprenditore con azienda e dipendenti cinesi, più scanzonato per il manager ‘egocentrico' che, in territorio asiatico per produrre acqua gassata,  viaggia riprendendo maniacalmente ogni cosa,  più intimista per il dottor Ambrosetti che si occupa di formazione.
“L'intento - precisano gli autori – ero quello di raccontare un territorio di terrificante normalità usando l'ironia, tenendo lo spettatore sulla linea dell'equilibrista, chiedendogli lo sforzo di non prendere posizione, ma di ragionare per guardare le cose da un punto di vista più scanzonato”.
Altro lungometraggio in concorso, proveniente, come il precedente, dal film festival di Locarno 2009 e in anteprima in Italia è October Country di Michael Palmieri e Donald Mosher: un racconto profondo e drammatico dell'America d'oggi attraverso i ritratti di quattro generazioni di una stessa famiglia che rivelano quotidianamente, all'occchio spesso invadente della telecamera, le loro debolezze. A questo si unisce il racconto gotico del territorio e della festa di Halloween che riescono a creare una tensione narrativa profonda. Iniziato con una serie di ritratti fotografici, gli autori hanno dato vita ad un documentario che ha avuto una forte funzione catartica e terapeutica  perché ha palesato i comportamenti ciclici e autodistruttivi nella famiglia di uno dei registi.
Infine in questo secondo giorno si è dato inizio anche alla proiezione dei corti in concorso: in Trace(s) di Yakup Girpan, l'elemento umano tende a scomparire perché animali e uomini vengono equiparati, mentre splendido è il cortocircuito tra realtà e immaginazione in Notes on the other dello spagnolo Sergio Oksman, che in maniera divertente e allo stesso tempo sofisticata mostra come “l'identità sia narrazione”.