Che non fosse sereno si era capito. Lo sguardo basso, nero, mai in asse con i giornalisti seduti in platea. Storto, in ogni senso: "Dovevo iniziare le riprese del mio nuovo film il 12 luglio. Senonché la protagonista, Francesca Inaudi, mi ha fatto la cortesia di chiamare la produzione minacciando che avrebbe lasciato il set se ci fossi stato anche io. Così sono stato scaricato".
Fabio Troiano toglie l'ovatta alle solite abbottonatissime conferenze stampa - alla Casa del Cinema di Roma presentava insieme al regista Carlo Sarti Goodbye Mr. Zeus! (che venerdì uscira in una dozzina di sale con Archibald Enterprise Film) - per denunciare il presunto sgarro subito dalla collega - già sua partner in Dopo mezzanotte (2005) - con la quale avrebbe dovuto ritrovarsi sul set di Come trovare l'uomo giusto nel momento sbagliato: "Voglio denunciare questo fatto perché trovo scandaloso che avvengano certe cose tra colleghi e per farvi aprire gli occhi sul mondo del cinema italiano: non è il regno fatato di cui tutti parlano". Una denuncia forte, che fa passare in secondo piano la bella prova di Troiano in Goodbye Mr.Zeus!, dove l'interprete torinese è un uomo prigioniero della propria routine (un noioso lavoro in banca) e degli affetti (la possessiva fidanzata impersonata da Chiara Muti) fino a quando l'incontro con un pesciolino rosso non gli cambierà la vita: "Mi piaceva l'idea del rovesciamento - spiega Sarti -, porre il pesciolino in una posizione di forza e di guida rispetto all'uomo che si riscopre al contrario fragile e prigioniero, come il pesce, in un acquario".
Una commedia strana, inedita per gli standard produttivi tricolore. Leggera, ma pervasa da un'inguaribile tristezza ("siamo tutti profondamente soli", dichiarerà a un certo punto uno dei personaggi), certo ombelicale e vagamente surreale: "Maurizio Nichetti - ricorda il regista - dieci anni fa mi aveva detto che un film del genere non avrei potuto farlo in Italia. E invece...". Invece Sarti il suo film l'ha realizzato. Vincendo anche il Premio Solinas per la migliore sceneggiatura. Ma le traversie produttive non sono mancate: "Non avere avuto il finanziamento ministeriale ci ha penalizzato non tanto in termini di budget quanto di distribuzione. Avere spazio in sala è maledettamente più complicato". Sostenuto dalla Film Commission Emilia Romagna (e a Bologna sono dedicate alcune belle "vedute" del film), Goodbye Mr. Zeus! è costato appena 500.000 euro: "Ho sempre lavorato in film low-budget - dichiara Troiano - e tutte le volte ho avuto la conferma che son le storie, non i soldi, a rendere speciale un progetto". Implacabile arriva la domanda sul suo rapporto con il Carassius Auratus (volgarmente detto pesce rosso) sul set: "Mi sentivo un cretino mentre facevo finta di parlargli". Sarti non è d'accordo: "Sono animali incredibili, realmente comunicano con l'uomo. In una delle scene finali si vede come il pesciolino rosso capisca perfettamente cosa sta per accadere. E lo fa notare spruzzando l'acqua sulla faccia di Fabio".
Ma prima che qualcuno corra a comprare un qualsiasi pesce rosso credendolo un animale parlante è doveroso ricordare che il film utilizza sempre lo stesso esemplare: "Non l'abbiamo mai cambiato - ammette Sarti - ma per alcune sequenze abbiamo usato quelli di gomma". Resta qualche perplessità sulla morale del film: "Sia l'uomo che il pesce vogliono liberarsi, è chiaro", sottolinea il regista. Certo, il problema però è il prezzo di questa liberazione, che non coincide con una reale presa di coscienza del protagonista e dei conflitti che deve affrontare, ma si esaurisce nella semplice fuga da tutto e tutti. Interviene Troiano: "Già solo fuggire è per questo ragazzo un modo di reagire, di spezzare il circolo delle passività". Questo ci convince di più. Soprattutto se detto da uno che ha appena spezzato il circolo delle formalità. Sarti lo segue a ruota: "Vorrei portare al cinema un mio romanzo, 19 miliardi di anni dopo, che è stato pubblicato dalla Baldini e Castoldi riscuotendo un grande successo editoriale. Peccato che gli editori non mi abbiano mai dato una lira".
Insomma Troiano si consoli: se il pianeta cinema non è il migliore dei mondi possibili, quello dell'editoria non è certo pronto a fargli le scarpe.