"Tutto preso da fatti reali": l'assicurazione di Roberto Saviano basta come garanzia per il lancio di Gomorra – la serie, kolossal in 12 puntate in onda dal 6 maggio su Sky Atlantic HD, il nuovo canale del bouquet satellitare dedicato ai telefilm di culto, che raccolgono i nuovi progetti a puntate di 20 Premi Oscar, tra cui Kevin Spacey (House of Cards).
L'esigenza di declinare il romanzo anche in tv, dopo l'adattamento per il grande schermo, nasce da un'esigenza ben precisa: “Mi sono reso conto – ha raccontato lo scrittore in un video nel corso della presentazione stampa del prodotto – che erano rimaste fuori tantissime storie”.
Le vicende ruotano attorno ai due poli criminali del Napoletano, l'uno gestito da Pietro Savastano (Fortunato Cerlino) e l'altro da Salvatore Corte (Marco Palvetti). Il nuovo braccio destro del primo capoclan è Ciro Di Marzio (Marco D'Amore), un promettente giovane scelto appositamente per addestrare il figlio del boss, Genny (Salvatore Esposito). L'escalation di violenza per la crescente rivalità viene raccontata da tre registi, ciascuno “portavoce” di un personaggio: Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini.
Il progetto si è sviluppato in 30 settimane di riprese, dopo un anno e mezzo di casting sul territorio campano. Prodotto da Sky Atlantic con Cattleya e Fandango, andrà successivamente in onda in chiaro su La7.
“Il cast di 200 attori – racconta il protagonista Marco D'Amore – è il punto di forza della serie e dimostra che la regione Campania è una fucina unica di talenti, anche se non ci sono scuole o accademie. Questa energia ha spinto il progetto fuori dall'Italia”.
Dopo il successo di Romanzo Criminale, la produzione è pronta ad alzare il tiro: “Qui si fa un passo avanti – spiega Riccardo Tozzi, presidente Cattleya – nel legame con il vero, ma non attraverso un racconto sociologico. Il didascalismo, infatti, non ci avrebbe permesso la descrizione del male fino in fondo, la capacità di vedere i personaggi per quello che sono”.
“La differenziazione degli sguardi – aggiunge Sollima – restituisce un affresco altrimenti difficile da decifrare, nel rendere un romanzo complesso e stratificato in una lunga serialità”.
Alle polemiche sulla presunta apologia del male risponde Marco Scrosati, Vice President Programming & Promotions di Sky Italia: “Se qualcuno prova un briciolo di empatia con i personaggi allora ha dei problemi”.
“L'elemento di prudenza – ha precisato lo stesso Saviano – è semplicemente nel descrivere con rigore quella realtà. Non nel togliere cose, perché altrimenti un ragazzo potrebbe imitare quel gesto. Questo è l'unico modo per evitare maschere epiche, esaltazioni. Quelle avvengono quando i personaggi non riesci a descriverli e hai bisogno di “doparli”, renderli carismatici, affascinanti. Il carisma e il fascino ci sono, perché sono uomini di potere, ma sono descritti dai loro gesti. La realtà non la voglio spiegare, non voglio dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. È ovvio che poi ne emerge un giudizio”.
“Non volevamo apporre un filtro, ad esempio raccontando le vicende dal punto di vista del poliziotto o del giudice – dice il regista – perché anche quello sarebbe stato già un giudizio, invece l'occhio è quello interno al fenomeno. A Napoli poi abbiamo avuto un'accoglienza meravigliosa, con 200-300 persone dietro la macchina da presa che mi hanno fatto piacere e rappresentavano un'energia capace di collaborare”. “Nessuno ci ha chiesto il pizzo – ha continuato Tozzi – né ci è venuto a cercare, neppure della criminalità organizzata spicciola. È stata mantenuta una certa distanza. Ci siamo invece collegati molto alle associazioni locali”.
Resta comunque, a detta di Scrosati, “Il rischio creativo di commissionare un prodotto del genere ma stiamo parlando di idee e per loro stessa natura possono dividere. Anche i punti di vista diversi arricchiscono la discussione”.