Poco glamour, molti autori. Si presenta così il concorso della 65esima Mostra del cinema di Venezia che sceglie dunque di privilegiare il cinema in senso stretto a danno del tappeto rosso. Si punta tutto sui linguaggi e multiculturalismo, secondo un'ottica che pare restituire al Festival la sua vocazione alla ricerca e un approccio globale (e globalista) nella selezione dei film. Intanto quattro italiani in gara, non accadeva dal 2000. Due nomi affermati come Pupi Avati (Il papà di Giovanna) e Ferzan Ozpetek (Un giorno perfetto) e due outsider come Marco Bechis (La terra degli uomini rossi) e Pappi Corsicato (Il seme della discordia). Più degli americani, che saranno tre: Aronofsky, al Lido con The Wrestler dove un irriconoscibile Mickey Rourke vestirà i panni di un ex lottatore, Kathryn Bigelow che dopo una pausa durata otto anni torna al cinema con The Hurt Locker, e Jonathan Demme che, chiusa (per ora) la lunga parentesi documentaristica, si ridà al cinema di finzione con Rachel Getting Married, una commedia con Anne Hathaway e Debra Winger. Il Giappone schiererà tre maestri: Takeshi Kitano (Achilles and the tortoise) e i grandi dell'animazione Hayao Miyazaki (Ponyo on the Cliff) e Mamoru Oshii (The Sky Crawlers). L'Asia è presente anche con i due cineasti iraniani Amir Naderi (in gara con Vegas: Based on a True Story) e Barbet Schroeder (che porterà al lido un film di produzione francese, Inju, la bete dan l'ombre), e col cinese Nelson Yu Lik-wai (Plastic City), più volte direttore alla fotografia per Jia Zhang-Ke. Si è parlato tanto di rinascita del cinema tedesco ed eccola la Germania in gara, rappresentata dal veterano Werner Schroeter (Nuit de chien), ex attore di Fassbinder e figura chiave della nouvelle vague tedesca degli anni '70, e dal più giovane Christian Petzold, che a Venezia ci era già stato nel 2000 con Lo stato in cui vivo, presentato nella sezione "Cinema del presente". Completano il quadro il turco Semih Kaplanoglu (Sut) che lo scorso anno era stato alla Quinzaine di Cannes con Yumurta, la regista etiope Halie Gerima (Teza), una delle figure più interessanti del cinema africano della diaspora, l'algerino Tariq Teguia (Gabbla), due anni fa in "Orizzonti" con Roma wa la n'touma, il messicano e debuttante Guillermo Arriaga (The Burning Plain), già sceneggiatore di Iñárritu, e la coppia transalpina Patrick-Mario Bernard e Pierre Trividic in concorso con L'autre. Assente il cinema inglese e spagnolo, e anche l'America Latina è stata penalizzata dalla scelta dei selezionatori.