I divi formato cinefilo amano il low profile. Evitano come la peste le feste affollate e chiassose, alle quali vanno controvoglia. Sarà per questo che la cena veramente cool si è tenuta ieri in gran segreto alla Terrazza Martini. Le giurie al completo, mancava solo Spike Lee assente giustificato causa famiglia al seguito, si sono incontrate per conoscersi e ricevere gli omaggi di Müller e Croff. Luci soffuse, una calda serata estiva, Raoul Bova conversava amabilmente con il testimonial della retrospettiva "Italian Kings of B's" Joe Dante, sfoggiando un inglese che lo conferma uno dei pochi attori italiani di esportazione. Mimmo Calopresti, francese di adozione, ha preferito invece dividere il tavolo con Nicolas Philibert, autore di Essere e avere, con il quale condivide l'interesse verso un cinema aderente alla realtà avendo in passato firmato molti documentari. Claudia Gerini, madrina della Mostra, arriva in ritardo di due ore. Pure lei, tuttavia, si mostra subito a proprio agio lasciandosi avvolgere dal ritmo lento della tiepida notte lagunare, finalmente senza musica di sottofondo e con le voci tenute educatamente basse. A gettare scompiglio è giunto Quentin Tarantino, jeans debordanti e t-shirt di un blu stinto, che ha alzato i decibel della conversazione e catalizzato l'attenzione di tutti. Risata trascinante, modi diretti, Tarantino a Venezia come a Cannes è la star più amata dai cinefili europei: colto, appassionato, curioso, orgoglioso di divertirsi. Annunciato anche Matt Damon che non si è presentato, e forse è stato un bene perché la sua presenza avrebbe cambiato volto alla festa. Damon non appartiene alla categoria divi umani ma a quella delle star inarrivabili, costantemente circondate da guardie del corpo, segretarie, assistenti personali. Al Lido ancora si favoleggia dellìarrivo di George Clooney l'anno passato alla Terrazza Martini: orde di body-guard pari come numero soltanto alle ragazze in delirio. Vita da cani, per quanto di extralusso.