"In Francia, al nord si ambientano i drammi, e al sud le commedie: questa è la prima commedia girata al nord, che non parla di depressione, miniere e suicidi...". Parola di Dany Boon, soggettista, sceneggiatore, regista e co-protagonista di Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch'tis), campione di incassi di tutti i tempi in Francia con 140 milioni di euro - a fronte di 11 milioni di euro di budget - e oltre 21 milioni di spettatori, a cui vanno aggiunti altri 4 finora rastrellati in Belgio, Svizzera e Australia.
In uscita il 31 ottobre in 400 copie con Medusa, che metterà in cantiere anche un remake italiano con la produzione esecutiva di Cattleya, il film mette alla berlina i pregiudizi dei francesi del sud verso quelli del nord attraverso le avventure di Philippe Abrams (Kad Merad), un funzionario della posta originario del sud delle Francia, che per punizione viene trasferito al nord, nella cittadina di Bergues: contro tutti i suoi pregiudizi, scoprirà una popolazione accogliente e solare, e un dialetto complicato, lo Ch'ti. Famosissimo attore comico in Francia, a teatro, in tv e al cinema, Boon è noto in Italia per essere stato la spalla di Daniel Auteuil ne Il mio migliore amico di Patrice Leconte: "Mi sono ispirato a Jacques Tati e anche al vostro Dino Risi, con le sue persone semplici, come il mio protagonista postino e felice, per una commedia sulla tolleranza, che vuole ribaltare i luoghi comuni e i preconcetti causati dall'ignoranza: quello di Giù al Nord è un messaggio di umanità e verità, in contrapposizione al mondo di plastica raccontato da Hollywood". "E' un film - prosegue il regista, attualmente impegnato a Parigi quale interprete di Micmacs à tire-larigot -
molto autobiografico: vengo dal nord e conosco i preconcetti di cui siamo bersaglio. Quando parlavo delle mie origini, era sempre un coro di "povero, poveretto, chissà che triste infanzia che hai avuto", con pure i giornali che di tanto in tanto pubblicavano ricerche pseudo-scientifiche secondo cui "al nord si muore prima per mancanza di luce": che fare, se non riderci sopra... Comunque, non ho voluto fare un film contro il sud della Francia, ma far ridere e commuovere, riflettendo sulla tolleranza".
Giampaolo Letta, vicepresidente Medusa, chiarisce i retroscena del doppiaggio, quantomai delicato per un film che fa dei fraintendimenti linguistici uno dei punti di forza: "Abbiamo fatto molte prove, cercando "equivalenti" dialettali italiani, ma alla fine abbiamo optato per una "non lingua", capace di conservare fascino e senso dell'originale". "Sul remake - aggiunge Letta - non abbiamo deciso ancora nulla, e molto dipenderà dal cast. Di certo, si parlerà sempre di tolleranza, con la forma brillante, ma non superficiale dell'originale".
Da ultimo, Boon si dice sorpreso che il cinema italiano non abbia una quota di mercato pari a quella della Francia (il 50% contro il nostro 32-34%), loda Matteo Garrone per Gomorra, "il miglior regista che ho visto negli ultimi anni", e, tra le nostre star di caratura internazionale, ricorda Benigni e Moretti, "che in Francia è considerato un po' il nostro Woody Allen".