Il nuovo film del tedesco Andreas Dresen (European Film Award alla regia per Settimo Cielo del 2009, sull’amore tra due anziani) Als Wir Träumten, Quando sognavamo, è la storia di un gruppo di ragazzi cresciuti con l’unificazione tedesca, a Lipsia.  Ma racconta veramente solo di quel momento storico il film tedesco in corsa per l’Orso D’Oro? O è piuttosto il ritratto di un momento storico che riaffiora sempre nuovo nella storia, quello in cui si creano vuoti tra sistemi in transizione. Per questo probabilmente Dresen ha affidato la sceneggiatura a un’ottimo scrittore, Wolfgang Kohlhaase, che ha ottanta anni ed è cresciuto tra le macerie della Guerra. Certo, momenti storici inaccostabili, eppure con almeno due costanti in comune, un mondo senza compasso e una generazione di genitori senza più orientamento e quindi perduta.

“Racconto il momento in cui le vecchie regole non esistono più ma le nuove devono ancora arrivare”.  Giovanissimi i quattro protagonisti, e tutti molto bravi. Figure tragiche o di speranza? “Ci sono momenti di disperazione nel film, ma hanno coscienza. Prenderanno la loro strada”. Uno però muore di overdose. “Solo uno. Gli anni successivi la riunificazione non sono affatto conosciuti nel mondo. Prima che la Germania diventasse quella che è oggi, sono passati anni di ricostruzione di un paese, la RDT, disastrato. L’abisso era dietro l’angolo. È incredibile, a pensarci bene, quanto è stato fatto dalla Germania in vent’anni, quanta strada, quante conquiste. Qualcuno in quel processo di rinascita si è perduto”.

Il titolo del film è al passato: “quando sognavamo”. I sogni di quei giovani, di ribellione, di catarsi forse, di rinascita, si sono mai realizzati? “Brecht ha scritto in una poesia, “Il Caos è finito, è stato il periodo più bello”. Ma io parlo di un privilegio, quello della gioventù”. Quale privilegio? “Quello di calpestare  sfacciatamente confini e regole; di provocare, di porre condizioni eccessive. Tutti però diventiamo adulti, e arriviamo in mezzo alla società borghese”.  Il suo film è pieno di malinconia, amara, ma sincera malinconia. Ha bisogno la società per funzionare, come quella tedesca oggi, di quel caos, di quell’anarchia? “Assolutamente sì. La società, e parlo di Europa, oggi ha urgente bisogno di anarchia e provocazione. La società che non si pone domande, non si interroga e non mette in discussione, muore. Basta vedere l’esempio della Germania Est”.  La provocazione fa bene, se da questa nasce una coscienza più forte. Sembra di leggerlo sui volti dei giovani attori di Dresen. La libertà, è questo il sapore che lascia il bel film di Dresen, può fare molto male se non si imparano a praticare la  responsabilità e il coraggio.