Cosa immaginate del vostro futuro? È questa la domanda che Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher hanno posto a tanti giovani in  Futura.

Presentato in prima mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e ospite di Alice nella città alla Festa del cinema di Roma il film è nei cinema italiani per un evento di tre giorni (25, 26, 27 ottobre) distribuito da Luce Cinecittà.

“Avevamo voglia di sperimentare”, racconta Alice Rohrwacher. E poi spiega: “Ci è venuta voglia di fare qualcosa insieme che non rispecchiasse solo la nostra visione delle cose. Spesso ci chiamano giovani registi, ma noi non ci sentiamo tanto giovani. Avevamo voglia di tornare ai giovani veri. Seguendo l’esempio delle grandi inchieste degli anni sessanta e settanta abbiamo voluto osservare lo stato attuale delle cose e l’immaginario dei giovani nel 2020. Dopo un mese dall’inizio di questa inchiesta collettiva è iniziato il Covid e ovviamente la pandemia ha cambiato anche la natura del nostro progetto”.  E Francesco Munzi aggiunge: "Speranzosamente all'inizio volevamo lasciare fuori il Covid dallo schermo, poi ci siamo resi conto che era impossibile. Ci siamo trovati di fronte al paradosso di raccontare il futuro in un momento in cui si faceva sempre più incerto".

Un lungo viaggio attraverso l’Italia.  Un ritratto del Paese osservato attraverso gli occhi di adolescenti che raccontano i luoghi in cui abitano, i propri sogni e le proprie aspettative tra desideri e paure. Da Milano a Roma, da Napoli a Cagliari a parlare sono i così detti “divenenti”: coloro che non sono più bambini, ma non sono ancora adulti e sono impegnati nell’arduo compito del diventare tali.

Francesco Munzi, Alice Rohrwacher, Pietro Marcello - credit Tiziana Poli
Francesco Munzi, Alice Rohrwacher, Pietro Marcello - credit Tiziana Poli
Francesco Munzi, Alice Rohrwacher, Pietro Marcello - credit Tiziana Poli
Francesco Munzi, Alice Rohrwacher, Pietro Marcello - credit Tiziana Poli

“All’inizio il progetto era molto più ampio e toccava tanti temi- dice Francesco Munzi-. Poi abbiamo capito che bastava la domanda sul futuro perché ne conteneva in sé tante altre ed era in qualche modo autosufficiente. Il film cattura un sentimento comune di fatica dell’immaginario. Questo è quello che emerge. Molte generazioni vivono il sogno delle generazioni precedenti e la sensazione è che questa generazione sia stata colonizzata da un pensiero che forse non è veramente proprio”.

E Pietro Marcello: “Questo è un vero film collettivo. La sua forza è la sua ideologia. Abbiamo creato un metodo che poi abbiamo ripetuto più volte e così abbiamo potuto dare al film un corpo unico. Spero che questo modello si possa replicare anche in altri paesi e che diventi un esempio per fare cinema collettivo e per fare delle inchieste. È un vero e proprio reportage, un grande affresco che attraversa l’Italia. Con tutte queste teste era impossibile realizzare un film a tesi e questo è infatti un film a campione, non esaustivo, ma che lascia una memoria”.

C’è chi sogna di diventare un’estetista professionista, chi vorrebbe andare all’estero perché “in Italia non c’è futuro” e  “per il mare e il sole è il paese migliore, ma per il lavoro no” e chi semplicemente si augura di sposarsi e mettere su famiglia. Sono tante le giovani voci di questo bel documentario prodotto da Avventurosa con Rai Cinema. Ma perché questi giovani sono così poco ascoltati? “I ragazzi parlano sui social e su Internet. Il mondo della televisione e del cinema ascolta soprattutto gli anziani. Noi invece ci siamo messi in ascolto dei giovani”, risponde Alice Rohrwacher. E Pietro Marcello conclude: “Hai mai sentito parlare dei giovani? Il potere è degli anziani”.