Catherine Frot, mamma coraggio francese. Recentemente nelle nostre sale con La voltapagine di Denis Dercourt, la 51enne attrice transalpina è la protagonista de L'affaire Ranucci: le combat d'une mère di Denys Granier-Deferre, tv-movie inserito nel concorso internazionale della prima edizione di Roma Fiction Fest. Scottante e tragica la storia vera da cui è tratto: la Frot porta sul piccolo schermo Héloïse, madre del ventenne Christian Ranucci, che nel giugno 1974 a Marsiglia venne accusato, condannato a morte (10 marzo 1976) e giustiziato (28 luglio 1976) per il sequestro e l'uccisione della piccola Marie Dolores Rambla. Fu il terzultimo giustiziato, di lì a poco, 1981 sotto la presidenza Mitterand, la pena di morte venne abolita dal codice penale francese. E proprio grazie all'intervento di Héloïse Ranucci, Patrick Henry, accusato dell'omicidio di un bambino, il 21 gennaio 1977 sfuggì alla condanna capitale. Ben interpretato con misura e umanità dalla Frot e da Alexandre Hamidi (Christian), L'affaire Ranucci è un prodotto televisivo di qualità medio-elevata: fotografia curata, sceneggiatura senza sbavature pietistiche e sentimentalistiche, efficace direzione degli attori. Quasi ovvia la costruzione a ritroso, con il lunghissimo flashback giudiziario centrale - inframmezzato da ulteriori analessi - e indi il ritorno all'hic et nunc, per una storia nera che ha fatto epoca nella Francia - e non solo - anni '70. L'ottica innocentista - viceversa, colpevolista nei confronti della stampa e soprattutto dell'opinione pubblica ferocemente e aprioristicamente giustizialista - dei realizzatori non piega mai a tesi le inquadrature, delegando agli stessi protagonisti l'emersione di dubbi, contraddizioni, confessioni e ritrattazioni che fecero del caso Ranucci exemplum della fallibilità del sistema investigativo-giudiziario transalpino. Su cui la ghigliottina pose un punto atroce, ma non fermo: già oggetto dell'inchiesta di Gilles Perrault Le Pull-over rouge, dal maglione rosso non appartenente a Ranucci trovato sul luogo del delitto, e dell'omonimo film di Michel Drach nel 1979, il caso è stato "riaperto" nel 2005 con le accuse al serial-killer Michel Fourniret di essere il responsabile dell'omicidio. Interrogativi macchiati di sangue, quello di Marie Dolores e Christian, entrambi di gruppo A, su cui risuonano le ultime parole del 22enne Ranucci: "Riabilitatemi".