Jazz e cinema: due passoni che si sposano in un unico artista, Paolo Fresu, amatissimo trombettista sardo, impegnato in due progetti che vedremo presto sul grande schermo. Due documentari musicali dal sapore internazionale che analizzano, attraverso l'immagine, rafforzata dalla potenza delle note dell'artista, la difficile vita dei jazzisti del Sudafrica e il complesso rapporto tra un gruppo di ragazzi israeliani e palestinesi. Il primo s'intitola Zulù meet jazz ed è stato girato a Durban, città sudafricana sull'Oceano Indiano; il secondo è ambientato nell'isola veneziana di Sant'Erasmo e descrive il viaggio dal Medio Oriente all'Italia di una ventina di giovani. Entrambi i film, in questi mesi in lavorazione, sono diretti da Ferdinando Vicentini Orgnani, regista 44enne milanese con cui Fresu ha già collaborato componendo la colonna sonora di Ilaria Alpi - Il più crudele dei giorni. Reduce da un tour con il pianista e fisarmonicista Antonello Salis, con cui lavora ormai da vent'anni, e con la fanfara macedone "Kocani Orkestar" e pronto per una nuova avventura in giro per l'Italia con il nuovo "Fresu Devil Quartet", il jazzista sardo ci parla dei suoi progetti e dello speciale connubio tra la sua musica e il cinema. Il tutto in attesa di un tour esclusivo con il grande musicista di Philadelphia Uri Caine, con cui Fresu suonerà tra l'altro il 17 febbraio all'Auditorium di Roma.

Come nasce il progetto Zulù meet jazz?
Qualche anno fa, dopo l'uscita del documentario musicale sardo di Gianfranco Cabiddu "Passaggi di tempo", ho intrapreso un viaggio in Sudafrica allo scopo di conoscere la musica locale , alla ricerca di nuove ispirazioni. E' stato così che sono venuto in contatto con una realtà per me diversa, quella dei jazzisti zulù. Così ho visitato Durban nell'oceano Indiano, e lì ho incontrato una ventina musicisti neri: gente semplice che ha sofferto molto e il cui iter musicale è stato molto ostacolato dalla situazione politica locale e dalla segregazione razziale. Queste persone sono diventate protagoniste di un film che non è solo la storia dell'incontro tra la mia musica e quella degli zulù, ma anche uno spaccato della realtà sudafricana, dall'apartheid, quando il jazz arrivava "in pillole" in Sudafrica dall'America e gli artisti vivevano segregati, fino al nuovo rapporto bianchi-neri che si è creato oggi. Il documentario diventa così un'indagine sulla società sudafricana, attraverso la musica. I miei ritmi si confondono con quelli sudafricani, il tutto spolverato da suggestioni indiane.

Di cosa parla invece il documentario musicale ambientato a Sant'Erasmo?
E' un film di ricerca sociale. Lo abbiamo girato tre anni fa nell'isola di Sant'Erasmo e ora è in lavorazione. Narra dell'incontro tra un gruppo di israeliani e palestinesi. Il regista filma tutto il loro viaggio, da Tel Aviv fino a Venezia, dove i ragazzi estano tre settimane in cui si confrontano e fanno simbolicamente la pace. Le musiche, dal sapore orientale, le ho scritte insieme a un musicista con cui ho già lavorato in passato: il quarantenne tunisino Dhafer Youssef, cantante e compositore islamico. Insieme abbiamo dato vita a una colonna sonora basata sull'improvvisazione sull'immagine.

Uno dei pezzi da lei composti per il cinema più riusciti s'intitola il Del viaggio. Che singificato ha?
E' un brano a cui sono molto affezionato che ho scritto per Ilaria Alpi - Il più crudele dei giorni. Il pezzo è nato da una scena in cui la giornalista intraprende con il suo cameraman un viaggio in Macedonia. Lo abbiamo ripreso con la Kocani Orkestar e riproposto al pubblico in questo tour. Ha avuto grande successo, la gente ne percepisce la delicatezza e il significato che va oltre i confini del film, diventando un momento di condivisione per tutti coloro che amano viaggiare sia col corpo che con la mente. Personalmente amo molto girare, confrontarmi con nuovi popoli, con le loro tradizioni: la contaminazione è la chiave della mia musica".

Qual è il suo rapporto con il grande schermo?
Lo amo profondamente, anche se è difficile coltivare questa passione, vivendo in giro per il mondo, tra Bologna e Parigi, e avendo numerosi impegni e tournee. Mi piace moltissimo comporre sulle immagini e lavorare alle colonne sonore, ed è quello che sto facendo.