"Free to play" era uno striscione esposto durante una partita disputata qualche anno fa dai Liberi Nantes Football Club, la prima squadra di calcio al mondo a essere composta esclusivamente da rifugiati politici. Da queste parole nacque l'idea del film Black Star - Nati sotto una stella nera, che Point Distribution porterà nelle sale dal 10 ottobre, in circa quindici copie.
Sono sette anni che il regista Francesco Castellani segue le vicende dell'associazione, prima con un documentario televisivo e ora con questa commedia ambientata nello stesso campo del quartiere Pietralata alla periferia di Roma dove si allenano i "Liberi Nantes". Il film racconta dello scontro tra la squadra di rifugiati e il comitato di quartiere che chiede (e ottiene, almeno sul piano formale con un'ordinanza comunale) l'espropriazione del campo e l'allontanamento degli stranieri. I Liberi Nantes non si danno per vinti e, aiutati dai ragazzi italiani che gestiscono la squadra, occupano metà del campo da calcio in terra battuta, che per loro rappresenta ben più di uno spazio per giocare, ma una possibilità di integrazione e di vita. Il comitato di quartiere reagisce, e occupa l'altra meta del campo. Gli scontri tra le due opposte fazioni si faranno sempre più duri, in un'assurda guerra tra poveri che troverà una conclusione, nel finale del film, in bilico tra sogno, magia e realtà.
”La storia è assolutamente inventata - ha precisato l'attuale direttrice del club Daniela Conti - nella realtà per fortuna non è mai successo niente di simile: Liberi Nantes è un'associazione che nasce sulla scia dei Mondiali Antirazzisti dell'Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti, ndr). Volevamo fare qualcosa di concreto per aiutare tutti coloro che hanno affrontato la dura esperienza dell'emigrazione: Rifugiati, Richiedenti Asilo, in poche parole migranti forzati. Oggi la squadra ha il patrocinio dell'UNHCR (l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ndr) e milita nel campionato di Terza Categoria grazie alla Federcalcio del Lazio: purtroppo per problemi legati allo status giuridico dei calciatori gioca fuori classifica, ma l'altro anno siamo arrivati secondi”.
I "Liberi Nantes" hanno vinto la coppa "Invisibili" dei Mondiali Antirazzisti. “Grazie a questo film - questo l'augurio della direttrice - un po' di visibilità la avremo. Ci sono molte realtà simili alla nostra in Italia, a Caserta, a Varese, a Palermo...”. Situazioni che potrebbero rispecchiarsi nella vicenda narrata dal film secondo David Turchi, che ha scritto la sceneggiatura insieme al regista: “Volevamo raccontare una storia universale. Profondamente radicata nel suo territorio, che è il quartiere di Pietralata a Roma, ma che potesse allo stesso tempo essere valida in altre città italiane e europee. Si tratta in sostanza della vicenda di una buona idea che viene tarpata, e che sarà possibile realizzare solo grazie a un tocco di magia, onirico”.
In fondo, Pietralata è da sempre un quartiere di accoglienza di persone costrette a lasciare il proprio luogo di origine. Come ha spiegato Francesco Castellani, “Pietralata è un quartiere di espropriati. Già prima della guerra gli abitanti della Spina di Borgo, la zona barocca del centro di Roma che venne sventrata per costruire via della Conciliazione, furono costretti a trasferirsi qui. In fondo nel girare il film l'unica minima difficoltà che abbiamo incontrato con la gente di Pietralata è stata relativa al fatto che Black Star mette in scena un conflitto”.
I problemi nella realizzazione dell'opera sono insomma stati ben altri, come ha raccontato Gabriele Geri, attore e curatore del casting: “Girare a luglio a 40 gradi all'ombra in un campo di terra battuta non è il massimo... Lavorare a un casting indipendente, con attori molto bravi ma sconosciuti al grande pubblico, in un certo senso ‘invisibili' anche loro, è stato in qualche modo un tentativo di destabilizzazione dei meccanismi sistemici che purtroppo governano i casting dei film in questo paese. ‘Free to play' vuol dire liberi di giocare, ma anche di recitare”.
Le maggiori difficoltà sono state però soprattutto legate alla produzione e alla distribuzione. Il produttore Mario Orfini ha voluto comunque credere in questa opera: “Francesco Castellani voleva a tutti i costi fare il film, mentre io pensavo ai problemi distributivi, alle difficoltà economiche, alla pubblicità e a molte altre questioni... Mi è bastato però solamente leggere la sceneggiatura per decidermi a produrre Black Star. Se grazie al film uno solo di questi "eroi del mare" riuscirà a essere salvato, allora ne sarà valsa la pena. Un film per una vita”.
Koffi Gbounfoun, calciatore dei Liberi Nantes e attore del film nei panni di se stesso, è soddisfatto: “Tutti noi siamo grati al regista per aver raccontato questa bella storia. Siamo una famiglia oramai. Grazie ai Liberi Nantes siamo riusciti a integrarci, a imparare l'italiano. Anche se il calcio ha un unico linguaggio universale, che è quello della fraternità e dell'amore”.