"Essere qui a Venezia è una grande gioia per tutti noi, anche per Owen Wilson che negli ultimi giorni ha attraversato un periodo non facile ma che sta recuperando alla grande. Per questo mi auguro che voi ci possiate aiutare a tutelare la sua privacy, evitando di fare domande su di lui e concentrandovi sul film, perché presto sarà lui stesso a raccontare cosa è successo". Si presenta così Wes Anderson, al Lido con The Darjeeling Limited, introducendo preventivamente la già nota assenza dell'amico fraterno Owen Wilson, protagonista insieme ad Adrien Brody e Jason Schwartzman del suo ultimo film, oggi in Concorso. Tre fratelli che si ritrovano ad un anno di distanza dalla morte del padre per provare a rimettere in pari il loro legame, sfaldatosi negli ultimi tempi per chissà quali motivi: luogo deputato alla "rinascita" uno scompartimento del Darjeeling Limited, sorta di treno "spirituale" che attraversa quasi per intero l'India, nazione "mistica" per eccellenza. "Realizzare questo film è stato il frutto di un'idea nata già ai tempi di Le avventure acquatiche di Steve Zissou - racconta Anderson - ed è l'insieme di alcuni spunti raccolti nel corso degli anni, anche autobiografici: ero fortemente attratto dalla possibilità di esplorare il rapporto incrinato tra tre fratelli, 'rinchiuderli' in un treno e metterli nelle condizioni di riscoprire il legame che li univa". Girato quasi per intero in un treno in movimento - "esperienza toccante - prosegue il regista - e al tempo stesso stimolante: in ogni luogo dovevamo rispettare gli orari di partenza del treno, pertanto se qualcuno non fosse riuscito ad arrivare per tempo avrebbe perso una giornata di lavoro" - The Darjeeling Limited è stato scritto dallo stesso Anderson insieme a Roman Coppola e Jason Schwartzman (protagonista anche del cortometraggio prologo Hotel Chevalier, insieme a Natalie Portman), ed "è un collage delle nostre tre vite - dice l'attore -, quello più 'personale' a cui ritengo di aver preso parte: è strano, però, perché rivedendo poi il film non sento di appartenere poi così tanto a quel personaggio". Amico di lunga data di Anderson, Schwartzman è tornato a lavorare con il regista a quasi dieci anni da Rushmore: "Quello è stato il mio primo film. Ho iniziato così a fare l'attore, per caso, perché Wes mi voleva a tutti i costi in quel ruolo. Quando tempo fa mi accennò di voler raccontare questa nuova storia, pensavo fosse una delle tante confidenze che si fanno fra amici, solo più tardi ho capito che aveva pensato a me sia per la sceneggiatura che per interpretare uno dei tre fratelli". Nuova entrata nella "famiglia" Anderson, invece, per Adrien Brody: "E' stato un grande onore poter prendere parte ad un suo film ed è stato altrettanto elettrizzante poter lavorare con un gruppo di colleghi così affiatati. Mi hanno subito messo nelle migliori condizioni possibili e il legame che si è creato durante le riprese è stato parallelo e ugualmente profondo a quello che poi raccontiamo sullo schermo: l'India è un posto meraviglioso, che ho potuto conoscere molto più a fondo grazie all'interazione diretta con i luoghi e le persone; terminate le riprese ho comprato un'antica moto inglese e con la mia ragazza abbiamo girato in lungo e largo per scoprirne ulteriori aspetti". Ancora "a bordo" del team, anche se con "difficoltà" come da sequenza iniziale, il veterano del gruppo Bill Murray - stavolta presente in un piccolo cammeo - non accetta di buon grado (ovviamente scherzando) la risposta rilasciata da Anderson sull'assoluta impossibilità di poter sviluppare maggiormente in seguito la figura di questo anomalo viaggiatore e racconta che l'esperienza del film, anche per lui, "è stata irripetibile: andavamo in India, giravo un giorno e poi ero in giro per 2 settimane, tornavamo a New York, mi rilassavo, tornavamo in India, 1 giorno di lavoro e poi ancora 2 settimane a zonzo".