(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Il nostro film è un atto d'amore nei confronti di due grandissimi attori che non ha niente a che vedere con la rivalutazione dei B-movie che va tanto di moda in questo momento". A parlare, alla Mostra del Cinema, è Daniele Ciprì autore, insieme a Franco Maresco, di Come inguaiammo il cinema italiano - La vera storia di Franco e Ciccio docufiction di 100 minuti che viene presentato oggi fuori concorso. Destinato a diventare una serie tv in quattro puntate per la Rai (i due registi hanno girato ben 9 ore di materiale), il film ricostruisce la carriera dei due comici italiani. "Ci piacerebbe - sottolinea Ciprì - che grazie a questo lavoro i più giovani riscoprissero questi due attori, mentre i più vecchi, che allora non li capirono, si sentissero un po' stupidi.... Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono un pezzo di storia italiana. Credo che meritassero una rilettura". Poi i due registi rivelano: "Con Franco Maresco volevamo fare un film con loro. Ma siamo arrivati un po' tardi. Nel '91 ci incontrammo Franchi era già abbastanza stanco e probabilmente già ammalato. Ho un ricordo bellissimo ma anche molto malinconico di quell'incontro". Il film è anche una critica ai critici che all'epoca non capirono la grandezza dei due: "Molti film di quegli anni erano brutti - sottolineano - ma Franco e Ciccio erano bravissimi. L'errore di quel cinema fu proprio di non rendersi conto della loro grandezza, di non farli crescere. Ci voleva più attenzione". A Venezia sono arrivati anche i figli dei due attori, Giampiero Ingrassia, figlio del grande Ciccio, e Massimo e Maria Letizia Benenato, figli di Franco Franchi. "La verità è che i produttori facevano i soldi con Franco e Ciccio e poi, con quegli stessi soldi, producevano i film intellettuali che non incassavano una lira ma che piacevano tanto alla critica" dice Ingrassia. "Loro non sono mai stati trash - prosegue -. Non erano mai volgari e se fossero nati in Gran Bretagna avrebbero fatto parte dei Monthy Python". Maria Letizia racconta di essere andata a trovare il padre al cimitero prima di venire a Venezia: "Come al solito c'erano tanti fiori e bigliettini, ma la cosa che mi ha colpito di più è stato un biglietto attaccato ad una sciarpa dove c'era scritto: 'Ce l'abbiamo fatta, siamo in serie A'".