Alla Berlinale di sette anni fa c'era già stato un documentario sul couturier francese Yves Saint Laurent. Anche quello nella sezione Panorama, ma con una vita breve: il partner di vita e lavoro di Saint Laurent, Pierre Bergé, lo fece ritirare poco dopo.
Dopo la morte del couturier nel 2008 due opulente pellicole biografiche hanno subito cercato di venire alla luce, una è quella appoggiata, e forse voluta, da Bergé, diretta da Jalil Lespert, che oggi apre il Panorama Special del 64° Festival di Berlino. In una location degna del Maestro francese, il ricco, bellissimo appena restaurato Zoo Palast, la reggia del cinema che Berlino si è dedicata subito dopo la guerra. L'influsso di Monsieur Bergé sul nuovo YSL (distribuito in Italia da Lucky Red) si vede. Nel bene, e nelle debolezze. I costumi e i set, le case, le stanze, i giardini, i terrazzi dove Saint Laurent ha creato, amato, si è spezzato, sono quelli originali. La casa della coppia in Marocco è la visione plastica della felicità. Fino all'arrivo dell'abisso. Il protagonista, il giovane Pierre Niney (25) è la cosa più bella di YSL. YSL lo trasfroma in uno uno dei talenti più promettenti del cinema, non solo francese.
YSL è la storia di un'icona e forse di un genio, se non fosse che la pellicola perde l'occasione di mostrarci di quale pasta consista di fatto il genio del creatore. Convince, invece, la biografia raccontata con ruvidità, coraggio, sobrietà. La giovinezza in Algeria, gli inizi gloriosi da Christian Dior nel 1957, a 21 anni, l'ascesa a couturier numero uno del XX Secolo, il declino personale, non dell'icona, fino alla morte, di tumore al cervello, il primo giugno del 2008. I dettagli, la ricerca, sono i meriti di YSL, l'autenticità. Il genio Saint Laurent lascia il passo alla storia di un grande amore, di un'anima sofferente, sconfitta dall'alcol, dalle droghe, dagli eccessi. Un amore di mezzo secolo che meritava di essere raccontato, anche sullo schermo.
Pierre Niney finora era noto in Francia per il suo lavoro con la Comédie Française. La migliore scuola che c'è oltralpe. Qui il merito dell'attore non è solo di essere la reincarnazione di Saint Laurent, ma anche nel restituire la complessa fragilità dell'uomo. Non passa inosservato il ruolo secondario di Nikolai Kinski, figlio di Klaus, nel ruolo di un'altra leggenda, questa vivente, della moda: Karl Lagerfeld. Confida Pierre Niney in conferenza stampa: "Quando sono uscito dal trucco il primo giorno di riprese, Pierre Bergé aspettava seduto vicino al regista. Non dimenticherò mai il suo sguardo. Scoppiò a piangere. L'uomo che meglio di chiunque altro ha conosciuto Saint Laurent ha rivisto, per un attimo, il suo amico e compagno. In quel momento ho capito che avremmo fatto qualcosa di importante. Che resterà".