Pirotecnico ritorno al cinema di Ficarra e Picone. A ben sei anni da Nati stanchi, il duo comico di Zelig e Striscia la notizia bissa l'esperienza al cinema con Il 7 e l'8. In sala dal 16 marzo con almeno 250 copie, la commedia codiretta dalla coppia con Giambattista Avellino, li affianca tra gli altri a Remo Girone, Tony Sperandeo e un prezioso cameo di Arnoldo Foà: "Almeno qualcuno che conosca il mestiere ci voleva - scherza Ficarra -. Per questo ci siamo rivolti a loro". Inseparabile sul grande schermo come in teatro e in tv, la coppia si affida a una storia, che ne esaspera le differenze, inserendole nella trama di un grottesco scambio di persona. Tommaso e Daniele sono due ragazzi agli antipodi: uno campa di espedienti e ricettazione, spacciando cd pirata e rientrando a casa dalla finestra per sfuggire a rogne e creditori. L'altro è il rampollo un po' imbranato di una famiglia bene, cresciuto col pugno di ferro dal padre comandante dei Carabinieri. A unirli è soltanto il destino, che a 31 anni, li fa nuovamente incontrare nella Palermo di oggi, dopo che uno scambio di culla li aveva condannati a scambiarsi inconsapevolmente esistenze e famiglie. "Dobbiamo lo spunto a C'era una volta in America di Sergio Leone - racconta ancora Ficarra -. Tutto è iniziato con la scena dello scambio dei bambini nelle culle. Ci siamo chiesti cosa sarebbe accaduto se ci fossimo stati noi al posto loro".
Le opposte galassie a cui i due appartengono nella storia si incrociano casualmente in seguito a uno scontro in bicicletta. Da lì un susseguirsi di gag e situazioni comiche, dai grotteschi sviluppi. A complicare la faccenda è la folgorazione di Daniele, il bonaccione interpretato da Picarra, per la sorella del suo amico scavezzacollo. "Avevo lavorato con loro già alla trasmissione tv Ma chi ce lo doveva dire - racconta la 27enne ballerina Eleonora Saluzzo che le presta il volto -. Poi ho fatto il provino per il film e da allora mi hanno subito accolto nella loro famiglia. Spero di continuare nel cinema, perché mi piace moltissimo". Ad affiancarla nel ruolo della fidanzata ufficiale dello stesso Picarra è poi la procace attrice tv Barbara Tabita: "Con loro è accaduta una cosa stranissima - racconta scherzando - il provino era andato benissimo, ma non gli stava bene il mio aspetto. Dovevo risultare più antipatica possibile, così mi mortificavano sistematicamente. Prima stringendomi il busto, poi imponendomi di legarmi i capelli. Finché un giorno si sono distratti e per una scena ho potuto finalmente sciogliermeli e apparire come volevo".
A riassumere il significato della storia è il surreale passatempo che la sceneggiatura riserva a Tommaso. Fra una marachella e l'altra, il giovane trova infatti il tempo di dedicarsi a una collezione di cartelli stradali, che ruba sistematicamente appena dopo il montaggio: "E' un film in cui si parla di incontri, di scontri, di bivii. Oltre che sottolineare la stupidità del personaggio - racconta Picone -, il furto dei segnali stradali simboleggia la casualità del destino. Basta spostare un cartello, perché tutto prenda una direzione diversa". Se sullo schermo gli esiti sono disastrosi, Ficarra non si allarma invece alla prospettiva di un reale scambio di vite col compagno di set: "Sua madre cucina tanto bene quanto la mia. Tutto sommato cambierebbe poco!". Il crescendo comico delle vicende, come in tv incentrate sull'esasperazione della mimica, suggerisce a più di qualcuno un paragone con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia: "Da comici e da palermitani li adoriamo - risponde Ficarra -, ma il paragone è irriverente nei loro stessi confronti. Non ci permetteremmo mai di imitarli. Rischieremmo altrimenti qualche ripercussione dall'aldilà".
Divertentissimo anche se non privo di qualche frizione è poi il lavoro in regia di cui parla il duo, che dal 2 aprile tornerà in tv per concludere la stagione di Striscia: "Altro che nominale! - scherza ancora Ficarra - Si è trattato di un'esperienza drammaticamente vera. Più che a tre, spesso era addirittua a sei mani. Ci capitava di litigare perché eravamo in contraddizione con noi stessi e d'accordo per quello che sostenva l'altro". "Abbiamo cercato di darci un metodo - incalza Picone - ma è bastato poco perché costringessimo tutta la troupe a rassegnarsi. Il primo giorno che ci hanno visto gridare hanno pensato che non saremmo arrivati neanche al secondo. Poi hanno capito che è il nostro metodo di lavorare". Remo Girone, che compare brevemente verso la fine del film, parla invece di una grande serenità: "Personalmente non mi sono accorto di nulla - racconta -. Sul set si respirava un'aria di grande e rara armonia". Simile la testimonianza di Andrea Tidona, reclutato quasi con la forza per interpretare il colonnello dei carabinieri: "Sono rimasto molto colpito dall'incontro con loro - racconta -. Mi hanno subito messo con le spalle al muro e fatto capire che non avevo scelta. La buona impressione ha poi trovato conferma anche sul set. In un ambiente di lotte a coltello in cui la gente sgomita per andare avanti, il solo fatto di trovare delle 'persone' con cui instaurare un contatto, mi è sembrato miracoloso".