12 nastri d'Argento, 5 David di Donatello, 3 Bafta e 2 Oscar: è il cursus honorum di Dante Ferretti, che domani 10 settembre ritirerà al Lido il Premio Bianchi del Sindacato Giornalisti Cinematografici. Non solo, in Sala Grande Fuori concorso passerà prima il documentario Dante Ferretti: Production Designer di Gianfranco Giagni, viaggio nella  vita  e nella carriera del production designer marchigiano, che sulla mensola tiene due statuette per The Aviator e Sweeney Todd.
Il doc approderà su Studio Universal, canale Premium Gallery sul DTT, domenica 3 ottobre alle ore 19.50, seguito da Intervista con il vampiro che nel 1995 valse a Ferretti e la moglie Francesca Lo Schiavo la nomination agli Oscar.
Ma che ne pensa l'artigiano del cinema nato a Macerata: “Scenografo, art director, production designer: le parole non sono importanti, piuttosto il lavoro che uno ha fatto, che fa e che altri gli riconoscono”. “Ho avuto al fortuna di lavorare con un pezzo del cinema italiano che ha fatto la storia, con grandi registi quali Fellini e Pasolini: il mio trasferimento a Hollywood non è stata una fuga, ma l'opportunità di fare cinema con più mezzi. D'altronde, oggi mi muovo dappertutto: mi sento una busta FedEx”, prosegue, Ferretti, per cui Leonardo Di Caprio, tra i tanti intervistati nel doc, non lesina elogi: “Sul set di Gangs of New York indossavamo i costumi e ci immergevamo nel set di Dante, ci sembrava di aver compiuto un viaggio nel tempo!”.
“L'idea per questo documentario mi è venuta tre anni fa, dopo aver realizzato quello sulla Sartoria Tirelli, perché mi interessano gli artigiani del cinema, il dietro le quinte. Ferretti è stata una scelta naturale: forse, oggi è il più grande artigiano del cinema”, dice il regista Gianfranco Giagni, che si dice stupito, tra le star intervistate, “dalla conoscenza del cinema mostrata da Di Caprio, che per The Aviator ha fatto persino riferimento al Gabinetto del dottor Caligari”.
Da ultimo, parola a Ferretti, sulla situazione del nostro cinema: “Manco da 20 anni, ma, se l'aiuto dello Stato è fondamentale, il cinema è, dovrebbe essere un'industria privata, in grado di  camminare sulle proprie gambe…”.