Vincitore di 7 Premi Goya, candidato a 4 EFA e 25 milioni di euro incassati in Spagna. Arriva in Italia - dal 14 novembre in 200 copie per KeyFilms - con queste notevoli credenziali The Orphanage, ghost story scritta da Sergio G. Sanchez e diretta dall'esordiente Juan Antonio Bayona, 33enne sponsorizzato niente meno che da Guillermo Del Toro: "Quindici anni fa mi spacciai per giornalista e lo intervistai - racconta il giovane regista - poi ho continuato a spedirgli i miei lavori, alcuni corti, qualche video e lui sembrava apprezzare molto, incoraggiandomi. Quando gli ho detto che mi era stata proposta la regia di The Orphanage, si è subito offerto di produrre il film".
Come da titolo, la vicenda ruota intorno all'orfanotrofio in cui trascorse l'infanzia Laura (Belén Rueda), ora tornata lì con il marito ed il figlio di sette anni per ristrutturare l'edificio e trasformarlo in una nuova casa famiglia: la nuova abitazione e i suoi affascinanti dintorni scatenano l'immaginazione del piccolo Simon, che incomincia ad intrecciare rapporti con amici immaginari. Gli stessi che, trent'anni prima, dividevano le giornate con Laura... "Più che un luogo fisico vero e proprio, quella casa rappresenta uno stato mentale - dice Bayona - e riporta alla mente della protagonista un'infanzia idealizzata, dalla quale la donna in fondo non vuole uscire: non a caso viene più volte riproposta nel corso del film la favola di Peter Pan, insistendo molto su questo concetto di infanzia come fuga e rifiuto delle responsabilità. Ho voluto fortemente Belén Rueda nel film non solo per la sua bravura, ma anche perché protagonista di Mare dentro di Amenabar, così da poter tracciare un'ipotetica linea con The Others, film per certi versi molto simile a questo".
Ma le suggestioni e i veri riferimenti arrivano da più lontano per Bayona, in qualche modo ultimo anello di una tradizione fantasy-horror iberica che trova le sue radici in La Residencia (Gli orrori del liceo femminile) e Quién puede matar a un niño? (Ma come si può uccidere un bambino?) di Narciso Ibáñez Serrador o Lo spirito dell'alveare di Victor Erice: "Soprattutto La Residencia - spiega il regista - come già intuibile dalla similitudine fra i due titoli, film che riscosse un successo straordinario e che all'epoca era di gran lunga avanti per il suo tempo. Per quanto riguarda il film di Erice, invece, che parlava di fantasmi anche se non in maniera diretta, le suggestioni derivano dall'atmosfera e dalla messa in scena: ho scelto Geraldine Chaplin per il ruolo della medium proprio per creare una sorta di ponte con questi film del passato che hanno segnato la mia formazione".
Per quello che riguarda il futuro, invece, Bayona ha già costruito il primo ponte verso gli Stati Uniti: "Dirigerò Hater, basato sul libro di David Moody e prodotto ancora una volta da Guillermo Del Toro (che inizialmente avrebbe dovuto anche girarlo, ndr), racconto apocalittico di un'improvvisa epidemia di odio che coinvolgerà i comuni cittadini, sorta di furiosa ribellione alle paure perpetrate dal governo americano".