A distanza di un anno Extra è cresciuta, meglio si è dimezzata, le opere in anteprima, europea o internazionale, sono diventate 16 più 13 fuori concorso, mentre nell'edizione precedente il totale si aggirava intorno ai 45. Snellimento e maggiore razionalizzazione nella scelta dei titoli sono quindi i criteri guida della squadra di Extra, diretta da Mario Sesti, che speriamo non soccomba sotto il peso del Concorso e le anteprime di gala. La selezione è sorprendente e i prodotti in competizione confermano l'esistenza di un fenomeno che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede: l'evoluzione del documentario che, alla ricerca di spazi maggiori, si contamina e attinge da altri creando a sua volta un sub-genere. Primo tra tutti il norvegese Natural Born Star, un vero e proprio documelò su Fred Robsahm, in arte attore e nella vita marito di Agostina Belli. Strappalacrime, commovente, originale, una storia vera che perdura nella coscienza dello spettatore a distanza di settimane. Non meno accattivante (e intelligente) l'esperimento di Guido Chiesa (lo stesso del Partigiano Johnny), Le pere di Adamo, che associa le previsioni meteorologiche, o meglio la stratificazione delle nubi ai mutamenti sociali, le precipitazioni ai movimenti e alla precarietà del nostro tempo, inteso come epoca e condizione climatica (la massima è: le cose precipitano, le emozioni prendono il sopravvento poi tutto finisce e torna il sereno). "Ormai parlare di documentario è inesatto - dice Sesti - . Penso sia l'unico dei generi tradizionali cinematografici che vive un grande rigoglio e perciò prende un po' dappertutto, ruba da altri generi, così in Extra ci sono opere molto comiche o molto drammatiche, altre che assomigliano al giornalismo di inchiesta, biografie come L'universo di Keith Haring che ripercorre la vita dell'artista fin dall'infanzia con un eccellente materiale di repertorio, o saggi filosofici: è il caso di Le pere di Adamo di Guido Chiesa. Ho l'impressione che il cinema italiano abbia ancora potenzialità inespresse".

Un esempio oltre a Chiesa?
Franco Battiato. Il suo Niente è come sembra sono 70 minuti pieni di concetti, di dialoghi ma trattati con emozione. Il bello di questi documentari è che a fronte di un rigore, inevitabile nel momento in cui devi ricostruire un fatto, c'è l'emotività che solitamente appartiene alla finzione. Senza tenere conto che oggi quando vai al cinema hai spesso un'impressione di déjà vu, come se tutti i buoni soggetti fossero già stati raccontati.

Non è il caso di Forbidden Lies...
La vicenda di Norma Khoury, autrice del libro Forbidden Love, è impressionante. Ha inventato l'omicidio della sua amica giordana da parte del padre e del fratello ed è diventata una scrittrice di bestseller, poi due giornalisti hanno trovato alcune incongruenze e incominciato un'inchiesta. Ce lo racconta Anna Broinowski in un docuthriller pieno di colpi di scena. Tante storie realmente accadute sono più romanzesche di quelle scritte per i film.

Fuori competizione c'è anche il nuovo documentario di Jonathan Demme su Katrina, New Home Movies From the Lower 9th Ward.
E' ambientato a New Orleans a distanza di un anno dalla tragedia dell'uragano. Il titolo fa riferimento alle case prefabbricate di uno dei quartieri più poveri e quindi devastati della città. Ho preferito metterlo fuori concorso per dare agli altri le stesse opportunità.

Qual è la scommessa di Extra?
Diventare qualcosa di diverso dai festival tradizionali. Buona parte del programma, per esempio, sono gli incontri con gli autori che poi sperimentano una piccola ma consistente tradizione che abbiamo già all'Auditorium.

Come avete convinto Coppola?
Non è stato facile, il dialogo con lui dura da parecchio. Era dibattuto se farlo o meno, quali sequenze utilizzare. Con Antonio Monda stiamo scegliendo le immagini, forse faremo vedere un documentario sulla sua famiglia, girato da un italiano, che ripercorre le rotte dei primissimi avi arrivati a San Francisco. La domanda rovesciata è: se non lo fa un festival chi lo fa?

Anche se la vera perla è l'inafferrabile Terrence Malick.
E' da un anno che ci stiamo lavorando. Ha accettato solo a patto di parlare di cinema italiano, i suoi pezzi forti saranno Totò, Sedotta e abbandonata, Il posto e Lo sceicco bianco.