Gran finale per la dodicesima edizione del Bif&st, il Bari International Film & Tv Festival, con Miriam Leone, che sul palco del Teatro Petruzzelli, nel corso della cerimonia di chiusura, riceverà il Premio Anna Magnani per la miglior attrice grazie alla sua interpretazione di Eva Kant in Diabolik.

“Anna Magnani è un simbolo della cultura italiana del mondo – dice Leone, particolarmente emozionata – ma fa parte anche della mia storia personale. Non sono abituata a ricevere premi e non ci penso quando preparo un personaggio”.

Un ruolo, quella della compagna di Diabolik, che Miriam Leone ha voluto incarnare a tutti i costi. E che ha ripreso nei due sequel, che ha finito di girare pochi giorni fa: “Potrei dire che ‘Eva Kant c’est moi’. È stato difficile dare tridimensionalità a un fumetto, ma era importante che avesse una profondità psicologica, che portasse una dimensione femminista mantenendo la sua femminilità. Le sorelle Giussani, le creatrici di Diabolik, si erano ispirate a Grace Kelly e hanno realizzato qualcosa di rivoluzionario: rendere un oggetto del desiderio un vero e proprio soggetto. E per questo lavoro hanno subito censure e processi: è una storia che fa parte del patrimonio italiano”.

Alla regia di Diabolik, i Manetti Bros.: “Quello dei Manetti è un cinema d’artigianato del tutto personale, ormai sono un genere a sé. Ringrazierò sempre la loro mamma che, dopo il provino, mi ha detto che Eva Kant ero io. È curioso che siano stati due fratelli a rendere cinematografico il lavoro di due sorelle”.

Cosa rende Eva un personaggio così unico? “In fondo lei e Diabolik non sono così cattivi: sono dei criminali, certo, ma il mondo attorno a loro è marcio, in un certo senso hanno una loro etica. Quando Eva decide di diventare la sua compagna, accetta di non poter più rivelare la propria identità alla società. È una donna che sta accanto al suo uomo e non un passo indietro: il film è anche il racconto di una storia d’amore totalizzante”.

Miriam Leone. credits: Nicole Manetti

In questi giorni, Leone è nelle sale con Corro da te di Riccardo Milani, che alla terza settimana di programmazione continua a portare spettatori in sala: “Con Milani si fa la commedia sul serio, mi ha permesse di fare una preparazione fisica e psicologica molto accurata. Grazie al ruolo di Chiara, ragazza paraplegica, ho cambiato prospettiva: ho cominciato a vedere le persone dal basso verso l’alto, per la prima volta mi sono confrontata con questo tipo di realtà. Non si tratta di adottare un linguaggio politicamente corretto quanto semplicemente corretto: un punto di vista che abbraccia le diversità per imparare a essere gentili e parlare a più persone”.

Il premio del Bif&st è anche un’occasione per fare un piccolo bilancio di un percorso che ha reso Leone una delle attrici di riferimento del panorama italiano. “Il nostro è un lavoro è un privilegio, io sono contenta ogni mattina quando vado sul set, un ambiente che adoro. In questo momento della mia vita scelgo ruoli che possano divertirmi. Dalla trilogia di 1992 passando per Non uccidere, ho interpretato ruoli molto impegnativi. La grande serialità televisiva mi ha davvero strutturato. Per divertirmi non intendo necessariamente una commedia: il pubblico non è scemo, per me è importante non deluderlo”.